Titolo: Beetlejuice-Spiritello porcello
Regia: Tim Burton
Anno: 1988
Paese: Usa
Giudizio: 4/5
Una coppia di giovani sposi muore in un
incidente stradale. Tornano come fantasmi nella loro vecchia casa che
però è abitata da una famiglia di cialtroni di città. Dopo aver
cercato di spaventarli, i due chiamano in aiuto uno spiritello
simpatico, sboccato e pasticcione, a nome Beetlejuice, che, dopo
alcune difficoltà iniziali, riuscirà nell'impresa
Beetlejuice è in assoluto uno dei miei
film preferiti di Burton. Inquietante, colto, maturo, con tanto
horror e tante risate, con un aldilà pressochè perfetto dove tra le
tante cose ci viene mostrata una burocrazia assurda come succedeva in Brazil e per finire alcune canzoni e balletti indimenticabili.
Beetlejuice poi crea e distrugge, mondo
normale e mondo straordinario, una casa che sembra infestata dove
all'interno c'è un plastico della stessa città in cui è ambientata
la vicenda e dove all'interno dimora il demone evocato. Un gioco di
scatole congeniale e sempre perfetto che riesce a dare quel taglio
particolareggiato alla storia, rendendolo un film indefinibile e una
prova di riuscita coniugazione di generi.
Un cult assoluto dove a conti fatti non
sembra mancare proprio niente e dove anzi Burton sembra inventarsene
sempre una nuova senza mai smettere di aggiungere elementi nuovi e
quasi sempre solidi per la narrazione. Di fatto crea forse
involontariamente una sua piccola mitologia del soprannaturale con
personaggi indimenticabili, libri esoterici e soprattutto la
costruzione del ruolo narrativo di spirito. Tra i ghost-movie, tra le
tante etichette che il film si porta a casa, sicuramente è uno dei
più ambiziosi, originali, uno dei più ben fatti e divertenti anche
se come dicevo con alcune scene grottesche che rimandano molto anche
ad un certo espressionismo contaminato dalla pop art del regista. Una
creatività fortissima che sembrava non avere confini, un esperimento
fino ad allora che non si era mai visto in una commedia, diventando
un unicum nel panorama cinematografico del periodo e un’autentica
lezione di scrittura cinematografica moderna
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