Titolo: Edmond
Regia: Stuart Gordon
Anno: 2005
Paese: Usa
Giudizio: 3/5
Edmun Burke è un tipico uomo d'affari
di mezza età: giacca e cravatta, posato, costantemente insoddisfatto
e convinto che la vita non abbia più nulla in serbo per lui.
Una sera, però, di ritorno a casa dal lavoro, scambia per una coincidenza la somiglianza tra l'orario per un appuntamento di lavoro (11:05) con il numero civico di una sedicente cartomante (115), che lo convince che la sua insoddisfazione sia dovuta al fatto di trovarsi nel posto sbagliato e che farebbe meglio a cambiare vita.
Edmond non se lo fa ripetere due volte: lascia la moglie, che comunque non amava più da tanto tempo, e parte per una grande città, in cerca di emozioni forti.
Una sera, però, di ritorno a casa dal lavoro, scambia per una coincidenza la somiglianza tra l'orario per un appuntamento di lavoro (11:05) con il numero civico di una sedicente cartomante (115), che lo convince che la sua insoddisfazione sia dovuta al fatto di trovarsi nel posto sbagliato e che farebbe meglio a cambiare vita.
Edmond non se lo fa ripetere due volte: lascia la moglie, che comunque non amava più da tanto tempo, e parte per una grande città, in cerca di emozioni forti.
Stuart Gordon e William H.Macy in un
film low budget scritto proprio a misura del talentuoso attore. Il
risultato è un film che parte benissimo, sembra il cugino arrabbiato
del film di Schumacher Giorno
di ordinaria follia e come
nella peggiore delle ipotesi diventa un viaggio all'inferno fuori
dall'ordinario e con un terzo atto violentissimo e splatter.
Un viaggio tutto in una notte con
grottesche situazioni che precipitano sempre nella più drammatica
delle soluzioni. Edmund da sfogo ai suoi istinti repressi e al
razzismo a lungo taciuto, concludendo il suo viaggio notturno nel
letto di un carcere, accanto a un energumeno afroamericano che lo ha
appena sodomizzato, dopo aver passato più della metà del film ad
insultare le minoranze.
Una sorta di viaggio iniziatico verso l'ironica ed esorcizzante scoperta di un'omosessualità fino ad allora repressa perché temuta, e quindi – secondo Mamet, che ha scritto la piece teatrale da cui il film è tratto- desiderata e accettata.
Una sorta di viaggio iniziatico verso l'ironica ed esorcizzante scoperta di un'omosessualità fino ad allora repressa perché temuta, e quindi – secondo Mamet, che ha scritto la piece teatrale da cui il film è tratto- desiderata e accettata.
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