mercoledì 6 febbraio 2019

Bandersnatch-Black Mirror


Titolo: Bandersnatch-Black Mirror
Regia: David Slade
Anno: 2018
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 3/5

Stefan è un ragazzo che sogna di programmare videogiochi, il quale decide ben presto di dare vita a un gioco interattivo tratto da un libro game realmente particolare. Una volta preso coscienza che Bandersnatch è in realtà un prodotto in grado di portare lentamente alla follia (così come ha portato alla pazzia lo scrittore del romanzo originale, interpretato nientemeno che dal celebre sviluppatore britannico Jeff Minter), saremo a decidere alcune azioni di Stefan – non così tante in realtà – dal cosa fargli mangiare a colazione a quale musica ascoltare, fino a scelte che condizioneranno uno dei cinque finali differenti pensati per lo spettatore.

Diciamo pure che l'idea è favolosa ma la possibilità di aderirvi purtroppo è sfumata quella sera in cui bisognava fare di tutto e di più per essere sulla lista.
Spero che l'ultimo film non facente parte di una serie in particolare di Black Mirror, ma uscendo come una sorta di speciale, prepari colleghi e amici per fare questo salto interattivo di cui è ora finalmente di poter parlare.
Noi, generazione figli dei libri game, osserviamo con curiosità e interesse il tomo gigante che Stefan tiene in mano, quasi una Bibbia, dove all'interno ci sono tutte le diverse scelte che lo spettatore/protagonista/lettore dovrà fare.
Brooker a capo del progetto si è messo al timone scrivendo lui questo episodio che è un intreccio narrativo senza eguali, di questi tempi nella scifi, cercando congetture e finali complicatissimi ma allo stesso tempo di una semplicità disarmante per chi entra nella testa di Stefan.
Un episodio estremamente complesso che sposta i piani narrativi, le location, rimanda a flash back, sposta in forward, alterna realtà e fantasia e alla fine diventa un concentrato dove si rischia di non uscirne più o meglio non avere chiari tutti i passaggi. Da questo punto di vista l'estrema sofisticatezza della struttura narrativa rimanda a bug e codici che Stefan, come lo spettatore, deve abbattere e decifrare, se ne ha gli elementi altrimenti è meglio che si prenda una pillola e scopra cosa può nascondersi lanciandosi da un balcone molto in alto.
Schemi, porte, personaggi. Tutto viene mescolato e sbattuto in faccia senza avere il tempo di mettere pausa e poter pensare alla scelta successiva.
Per chi ha avuto occasione di provare l'interattività deve essere stata una esperienza favolosa, non certo facile, ma d'altronde Brooker se ne frega, giustamente, dei gusti del pubblico, decidendo lui cosa piace e come divertirsi e più di tutto a far uscire di testa lo spettatore che brancola nel buio.

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