Titolo: Bandersnatch-Black Mirror
Regia: David Slade
Anno: 2018
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 3/5
Stefan è un ragazzo che sogna di
programmare videogiochi, il quale decide ben presto di dare vita a un
gioco interattivo tratto da un libro game realmente particolare. Una
volta preso coscienza che Bandersnatch è in realtà un prodotto in
grado di portare lentamente alla follia (così come ha portato alla
pazzia lo scrittore del romanzo originale, interpretato nientemeno
che dal celebre sviluppatore britannico Jeff Minter), saremo a
decidere alcune azioni di Stefan – non così tante in realtà –
dal cosa fargli mangiare a colazione a quale musica ascoltare, fino a
scelte che condizioneranno uno dei cinque finali differenti pensati
per lo spettatore.
Diciamo pure che l'idea è favolosa ma
la possibilità di aderirvi purtroppo è sfumata quella sera in cui
bisognava fare di tutto e di più per essere sulla lista.
Spero che l'ultimo film non facente
parte di una serie in particolare di Black Mirror, ma uscendo come
una sorta di speciale, prepari colleghi e amici per fare questo salto
interattivo di cui è ora finalmente di poter parlare.
Noi, generazione figli dei libri game,
osserviamo con curiosità e interesse il tomo gigante che Stefan
tiene in mano, quasi una Bibbia, dove all'interno ci sono tutte le
diverse scelte che lo spettatore/protagonista/lettore dovrà fare.
Brooker a capo del progetto si è messo
al timone scrivendo lui questo episodio che è un intreccio narrativo
senza eguali, di questi tempi nella scifi, cercando congetture e
finali complicatissimi ma allo stesso tempo di una semplicità
disarmante per chi entra nella testa di Stefan.
Un episodio estremamente complesso che
sposta i piani narrativi, le location, rimanda a flash back, sposta
in forward, alterna realtà e fantasia e alla fine diventa un
concentrato dove si rischia di non uscirne più o meglio non avere
chiari tutti i passaggi. Da questo punto di vista l'estrema
sofisticatezza della struttura narrativa rimanda a bug e codici che
Stefan, come lo spettatore, deve abbattere e decifrare, se ne ha gli
elementi altrimenti è meglio che si prenda una pillola e scopra cosa
può nascondersi lanciandosi da un balcone molto in alto.
Schemi, porte, personaggi. Tutto viene
mescolato e sbattuto in faccia senza avere il tempo di mettere pausa
e poter pensare alla scelta successiva.
Per chi ha avuto occasione di provare
l'interattività deve essere stata una esperienza favolosa, non certo
facile, ma d'altronde Brooker se ne frega, giustamente, dei gusti del
pubblico, decidendo lui cosa piace e come divertirsi e più di tutto
a far uscire di testa lo spettatore che brancola nel buio.