Titolo: Sami Blood
Regia: Amanda Kernell
Anno: 2016
Paese: Svezia
Giudizio: 4/5
Elle Marja ha 14 anni ma sa già di non
voler seguire le tracce della famiglia. Figlia di allevatori di renne
della comunità Sami nell'estremo nord svedese, la ragazzina è
vittima della discriminazione etnica degli anni '30. Sottoposta alla
certificazione della razza per frequentare la scuola riservata solo
ai Sami, Elle Marja sogna una vita migliore in cui non sentirsi più
diversa. Così, inizia a farsi chiamare Christina, a parlare svedese,
trasferirsi in città, allontanandosi sempre più dalla sua famiglia
e dalla cultura della sua gente.
Sami Blood è un istant cult. Uno di
quei film indipendenti e di rara bellezza che ti rapisce fin da
subito per traghettarti verso dei luoghi sconosciuti e ameni di
quelli che forse non vedrai mai nella vita ma che almeno vuoi
scoprire grazie al cinema.
Un film antropologicamente molto
importante che da la possibilità di parlare di un fenomeno che
almeno in Svezia ha fatto discutere molto. Sami Blood ci da la
possibilità di conoscere una popolazione quella dei Sami (indigeni
lapponi) e di scoprire come la discriminazione etnica è un tema
presente in tutto il mondo pure nella parte europea più estrema.
Un flash back lunghissimo per un
viaggio della memoria che racconta molto più di quello che sembra
senza doversi arrovellare dietro troppi dialoghi ma lasciando spesso
in risalto le espressioni dure e sofferte di alcune attrici scelte
alla perfezione che riescono a dare il giusto risalto soltanto
mostrando le loro cicatrici di vita.
Sami Blood è un'altra se vogliamo
metafora del western, uno scontro, quello che il cinema non smette
mai di fare, tra wilderness e civilisation.
Bisogna ricordare che nel 1909 fu
fondata a Stoccolma la Società Svedese per l’Igiene razziale che,
basandosi su analisi di tipo antropologico positivistico,
identificava nella minoranza etnica Sami (a noi più comunemente nota
come lappone) una razza inferiore. I Sami furono relegati da una
parte in confini ben precisi, furono sottoposti dall’altra a
processi di ‘svedesizzazione’ forzata, orientati
all’annientamento della loro cultura tradizionale. Chi tra i Sami
volesse integrarsi acquistando o affittando terreni agricoli o
proseguendo l’elementare istruzione offerta loro (tagliata
espressamente per le loro presunte limitate capacità), era costretto
a cambiare identità, assumendo un nome svedese. Contemporaneamente
coloni svedesi furono incentivati in vari modi a spostarsi in
territorio sami, sempre nell’ottica di una violenta compressione di
questa minoranza. Una legge per la selezione della razza (1935) portò
addirittura alla sterilizzazione forzata di migliaia di Sami. Orrori
di cui sappiamo poco o niente.
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