Titolo: Happy End
Regia: Michael Haneke
Anno: 2017
Paese: Francia
Giudizio: 3/5
Una famiglia dell'alta borghesia a
Calais. Il padre è il fondatore di un'azienda che ora è guidata
dalla figlia e dal riottoso nipote. I due debbono risolvere il
problema di un grave incidente che ha causato una vittima. Al
contempo il fratello di lei, passato a seconde nozze, ha problemi con
la figlia di primo letto che viene a vivere con lui dopo il ricovero
della madre. Intorno a loro il Mondo che affronta ogni giorno altri
tipi di problematiche.
Che Haneke sia diventato nel corso
degli anni sempre più cinico è ormai diventato un dato di fatto.
Con Amour
per un attimo, l'autore austriaco ha deragliato dalla sua vena
politica e polemica con un atto d'amore verso tanti elementi in
un'opera molto colta e commovente.
In Happy End all'inizio del film ha
parlare è lo schermo di un cellulare come a ribadire l'invadenza dei
nuovi dispositivi cellulari con alcuni commenti che inquadrano già
un senso di profondo malessere vissuto dai piccoli che portano sulle
spalle i segreti degli adulti.
Nell'ultima opera del prolifico autore
niente finisce bene, nemmeno un nonno che in un gesto di lucidità
vorrebbe portare a termine la sua vita o una bambina che scopre la
relazione nascosta del proprio padre con una facilità sorprendente.
Esemplare nel suo voler toccare alcune
corde ed esplorare nuovamente l'animo umano (anche dei più piccoli
dopo il Nastro
Bianco), dove a fare da
cornice è una famiglia borghese che ha fatto la fortuna con
l'edilizia ma che ormai sta giungendo al termine.
Tutti soffrono. Questo il film sembra
ricordarcelo sempre e qui a soffrire di più sono gli adulti mentre
gli anziani e i bambini sembrano i più maturi coloro che agiscono e
vedono più in là delle cose.
C'è un dialogo che ad un tratto la
figlia non può più nascondere nei confronti di suo padre che in
poche battute crocifigge tutte le certezze che un genitore, colto in
fragrante, potrebbe avere.
A differenza però dei suoi precedenti
film, Happy End ha qualcosa di meno, sembra più distaccato come se
il teorema esplorato nei suoi precedenti film qui risulta meno
incisivo, a tratti ridondante come il climax finale prevedibile o la
scenata di Pierre al compleanno del nonno.
Proprio nella scena finale come quella
iniziale, l'occhio è quello dello schermo, filmare è più
importante che agire e anzichè uccidere basta dare tempo al vecchio
di cadere magari filmandone la fine.
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