Titolo: Caniba
Regia: Verena Paravel, Lucien
Castaing-Taylor
Anno: 2017
Paese: Francia
Giudizio: 2/5
A Parigi, nel 1981, il giapponese Issei
Sagawa (1949) uccise la compagna di università Renée Hartevelt, per
poi farla a pezzi, mangiarne la carne e cercare di sbarazzarsi dei
resti. Arrestato ma dichiarato inabile a sostenere il processo, tornò
da uomo libero in Giappone, dove da allora ha raccontato la sua
storia in svariate occasioni mediatiche.
Caniba è davvero tremendo. Camera
fissa sul viso di un cannibale ormai ridotto a una sorta di vegetale
a causa dei farmaci e che impiega circa qualche minuto per asserire
qualche parola.
Se la prima ora del film scava facendo
spesso ricorso allo zoom sul viso inquietante del protagonista, la
seconda parte sembra ancora più assurda dove vediamo Issei fare
l'attore porno (le scene non sono censurate) con tanto di lei che gli
piscia addosso e lui che finalmente riesce a venire.
Coito finale a parte tutto il resto
sono immagini di repertorio girate quando il nostro cannibale era
piccolo e giocava con il fratello oltre ad una parte in cui vediamo
il manga realizzato proprio da Issei sulla sua impresa antropofaga.
Il fratello di Issei, diventato il suo angelo custode, compare anche
nella prima parte quella più descrittiva e dove anche lui condivide
un masochismo sfrenato cercando di infliggersi il dolore perfetto
con filo spinato, coltelli, pungoli e spilli.
Il duo di registe sono da sempre state
attirate da temi e contenuti particolari ma rispetto ai loro
precedenti lavori questo a tratti mette davvero alla prova la
fruizione.
E credo di poterlo dire dopo aver visto
una delle opere più malate del cinema di nome Philosophy
of a Knife solo per
citarne uno tra i tantissimi.
Il fattore strano del documentario è
l'intento alla base. Non è un saggio sul cannibalismo come qualcuno
pensava, non è del tutto un biopic su Issei Sagawa (anche se forse è
la tesi che più si avvicina) e non ha soprattutto nessuna scena
inquietante se non l'espressione di vuoto esistenziale che alberga e
di ciò che rimane dell'anima di questo uomo reso un ameba, il
fantasma di se stesso.
Una gara di resistenza per lo
spettatore
Issei, allora 32enne studente alla
Sorbona, venne arrestato il 13 giugno 1981 mentre nel laghetto di
Bois de Boulogne cercava di liberarsi di due valigie contenenti i
resti putrefatti di una sua compagna di studi, l’olandese Renée
Hartevelt. L’aveva assassinata, con un colpo di pistola alla nuca,
due giorni prima, quindi l’aveva stuprata e poi mangiata
parzialmente, partendo dal gluteo destro. Dichiarato insano di mente
e inabile a sostenere un processo, venne estradato in Giappone due
anni dopo: il 12 agosto 1985 è uscito dall’ospedale psichiatrico.
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