Titolo: Smetto quando voglio- Ad
Honorem
Regia: Sydney Sibilia
Anno: 2017
Paese: Italia
Giudizio: 3/5
È passato un anno da quando la banda
di Pietro Zinni è stata colta in flagranza di reato nel laboratorio
di produzione Sopox e ognuno dei suoi componenti rinchiuso in un
carcere diverso. Da Regina Coeli Pietro continua ad avvertire le
autorità che un pazzo ha sintetizzato gas nervino ed è pronto a
compiere una strage, ma nessuno lo prende sul serio. Dunque si fa
trasferire a Rebibbia per incontrare il Murena, che ha informazioni
utili a intercettare lo stragista. Dopodiché Pietro intende
rimettere insieme la banda di ricercatori universitari: le menti più
brillanti in circolazione in perenne stato di disoccupazione (o
detenzione).
Girato assieme a Smetto
quando voglio-Masterclass
il terzo film di Sibilia sui ricercatori che creano smart drugs
arriva al terzo capitolo ovvero quello finale. Alla fine del secondo,
i prof ci avevano lasciato con Lo Cascio pronto a prendersi la
rivincita con una vendetta nei confronti delle istituzioni
universitarie.
Scopriamo il perchè, nel mentre Murena
diventa un tassello del film importantissimo, l'azione sorprende, il
gruppo abbassa un po la cresta, Leo tiene le redini di tutta la
baracca e per finire la sceneggiatura diventa il cordone ombelicale
forse staccato troppo prematuramente.
Ad Honorem funziona come il suo
predecessore, forse pure meglio per quanto schiaccia il pedale
dell'azione, ma porta su di sè alcuni pesi che sembrano macigni come
la storia di Walter Mercurio che proprio non si può sentire per
quanto di una banalità esagerata.
Senza contare il piano finale per
sventare l'attentato, il film ancora una volta funziona più per i
dialoghi e la buona miscela tra gli attori che non invece sulle parti
drammatiche che non riescono ad essere significative. Lo humor
prevale e forse è meglio così per una trilogia che strizza l'occhio
alle produzioni americane, ai colpi di Ocean senza essere così
elegante e paraculo e allo stesso tempo facendo una metafora comunque
divertente ma al contempo drammatica su tanti ricercatori che nel
nostro paese fanno la fame o peggio vengono trattati come pecore.
Nessun commento:
Posta un commento