Titolo: Tana del serpente bianco
Regia: Ken Russel
Anno: 1988
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 3/5
Un enorme verme simile a un disgustoso
serpente si nutre di vergini da circa mille anni. Lady Sylvia non gli
fa mancare nulla. Un giovane pauroso dovrebbe trovare il coraggio di
un suo avo che era un cacciatore di draghi.
Diciamolo subito The Lair of the White
Worm ha numerosi parti trash.
Un aspetto del genere da il padre de I
DIAVOLI nessuno osava aspettarselo anche se altri suoi film minori
rischiano spesso di sconfinarci come GOTHIC o parte della sua ultima
filmografia.
C'è tanto materiale in questo film.
Stoker da cui è ripreso il racconto, diversi personaggi che servono
come carne da macello, la milf che abbindola nuove vittime per
renderli schiavi con i denti da vampiro e infine le allucinazioni che
sono parte della politica d'autore del regista ritornando de facto in
moltissimi suoi film e soprattutto tra i più famosi se poensiamo ad
esempio ad ALLUCINAZIONE PERVERSA.
Qui il regista sembra andare oltre con
la critica rispetto alla Cristianità che ha depredato il Paganesimo.
Tutte le paranoie orgiastiche di Eve diventano quella trasfigurazione
della realtà e del passato distorto tutto a causa di una sostanza
viscosa che fuoriesce dalle ghiandole salivari dell'antagonista
portando al delirio dei sensi con immagini che riportano la
protagonista innanzi a Cristo in persona, crocifisso in un paesaggio
lisergico alla David Lachapelle, tutto colori sgargianti e tonalità
kitsch.
Il Cristo martoriato è subito avvolto
dall’edenico serpente che se lo pappa in un boccone, mentre
centurioni romani frustano delle povere suore accorse a pregare, le
denudano e le violentano in gruppo. Su tutto imperversa la bella
strega che si lecca soddisfatta un colossale godemiché (lo stesso
con cui s’assicura dell’effettiva verginità della Oxenberg) e
che nella scena finale non mancherà di attaccarselo al corpo come un
fallo, in quel finale ripeto che è stato preso alla lettera da
Gordon nel suo DAGON (finora uno degli omaggi più sentiti a
Lovecraft) con il rituale finale e la bestia che emerge dal fondale
marino.
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