Titolo: Kill me three times
Regia: Kriv Stenders
Anno: 2014
Paese: Usa
Giudizio: 2/5
Un volubile assassino scopre di non
essere l'unica persona che sta cercando di uccidere la sirena di una
soleggiata città del surf. In questo cupo thriller comico, il killer
si ritrova a dipanare tre racconti sul caos, omicidi, ricatti e
vendetta.
Il film narra le vicende di diversi
personaggi, tra tradimenti, rapimenti e omicidi. La storia principale
è una sola che però viene divisa in tre capitoli, in ognuno dei
quali verranno ripercorsi gli eventi dal punto di vista di alcuni
personaggi. Poco alla volta si aggiungono informazioni in più e
riusciamo a mettere insieme i vari tasselli del puzzle, fino al
finale in cui tutte le sottotrame finiranno inevitabilmente per
incontrarsi. Il personaggio che unisce tutti i capitoli è quello del
killer Carlie Wolfe intrepretato da uno dei maestri della risata
contemporanea. Il problema è proprio quando in una pellicola nemmeno
un attore come Simon Pegg riesce ad essere impiegato bene (e come si
fa con un personaggio del genere scritto così male e così pieno di
stereotipi) allora un semi-sconosciuto film del noiosissimo Stenders
alla sua terza regia non può che essere qualcosa di stupido e banale
privo di ogni tipo di complessità o colpo di scena o un minimo
elemento che possa dare originalità al progetto.
Un film che scimmiotta tra i generi
senza mai riuscire a mantenere un margine di coerenza e trovando
un'ironia particolarmente abusata e infantile nel genere senza quei
guizzi che ne diano una prova perlomeno sufficiente o divertente con
quell'ironia sempre più complessa da trovare e che alla maggior
parte dei registi post-contemporanei manca.
Un film in cui a parte la bellissima
Palmer (ma semplicemente perchè ha qualcosa di magnetico) nessuno
sembra mai entrare in parte a cominciare dal cast che punta su attori
di serie b come il fratello di Thor e altri figuranti ormai
dimenticati dagli studios.
Senza contare che il film di
riferimento per il regista sembra a tutti gli effetti essere BLOOD
SIMPLE dei Coen, Stenders affidandosi ad una mania tarantiniana di
lasciarsi prendere la mano, getta via le regole del thriller e del
noir per soffocare tutto con un mix di ironia e idiozia drammatica ed
esemplare.
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