Titolo: Humidity
Regia: Nikola Ljuca
Anno: 2016
Paese: Serbia
Giudizio: 4/5
Petar è un uomo d'affari ambizioso,
saldamente parte di quella classe sociale denominata dei "Nuovi
ricchi", che vive in appartamenti arredati con mobili di design,
ed una sicurezza che non li vede mai vacillare nella loro apparente
perfezione. Un giorno, sua moglie Mina svanisce. Egli mantiene il
segreto sulla sua assenza, mentendo dietro una facciata di serenità
per cui decide addirittura di organizzare una cena di famiglia.
Intano, sempre più preoccupato, passa le sue giornate tra affari
loschi sul posto di lavoro ed eccessi con i suoi colleghi.
L'opera prima di Ljuca è un film
impressionante in arrivo dalla Serbia. Questa storia di dolore e
devastazione è ambientata in una solitaria e spettrale Belgrado dove
ognuno sembra rincorrere il proprio tornaconto e la corruzione
generale rimane sempre spaventosa.
Petar rappresenta il Serbian Made di
famiglia aristocratica che grazie alla furbizia e al proprio
tornaconto è abile nella scalata personale cercando sempre e a tutti
i costi di avere sempre tutto sotto controllo soprattutto la vita e
gli spostamenti della moglie Mina.
Cosa può succedere quando la normalità
viene apparentemente sconvolta? Cosa può fare Peter per nascondere
la sua fragilità, l'insicurezza, la frustrazione e la rabbia che
cominciano ad affiorare dopo l'apparente scomparsa della moglie. La
realtà sociale, la famiglia, le apparenze, i giochi di potere. Tutto
sembra per un attimo assumere una forma grazie ad una profetica
battuta della sorella del protagonista in una lussuosa Spa "Non
ho tempo per essere depressa". Una madre che assieme al marito è
impegnata a iniettarsi botox e non vedere che suo figlio, un nativo
digitale doc, in realtà più che un ritirato sociale in realtà
critica il lusso borghese dei suoi genitori e mostra uno spiccato
talento teatrale come nel bellissimo monologo con il nonno materno.
Humidity è scandito dai giorni della
settimana e quasi alla fine di ogni giornata la camera si chiude in
dissolvenza su una strada notturna e solitaria che ricorda per molti
aspetti LOST HIGWAYS di Lynch.
Il regista Ljuca si ritaglia un cameo
all'interno del film curioso e ambiguo che sembra mettere in allarme
il protagonista rivelandogli in macchina un dettaglio curioso sulle
sue amicizie e i valori che dovrebbe condividere con la moglie.
Humidity è qualcosa che come per il
bellissimo Clip
mostra come la Serbia stia facendo i conti con i demoni del passato
dopo i drammi della guerra, di Milosevic e la totale inutilità delle
Nazioni Unite in un conflitto che non ha mai compreso a fondo dando
spazio ad una società di consumi in cui il capitalismo viene
accettato come totem in risposta a tutti gli ideali privati.
Humidity mostra grazie ad un
protagonista in stato di grazia con una ghigna fenomenale il dramma
dell'identità, della solitudine imposta e accettata per non mostrare
fragili e umane sofferenze (il protagonista crolla ad un certo punto
in macchina in una scena toccante e più che reale). Una fotografia
tutta color crema, tanti primi piani, una messa in scena semplice ma
al contempo geometrica nella scelta dell'impostazione della camera e
un risultato straordinario per un paese che quando vuole dire la sua
riesce grazie ad una critica feroce a non aver bisogno di altro se
non di scandire la realtà e approfondire la quotidianità che a
volte è più spaventosa di qualsiasi minaccia esterna.
«Durante la Grande Depressione, che
io sono vecchio abbastanza da ricordare, la maggior parte dei membri
della mia famiglia erano lavoratori disoccupati. Si stava male, ma
c'era la speranza che le cose potessero andare meglio. C'era un
grande senso di speranza. Oggi non c'è più» (Chomsky)
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