Titolo: Arrival
Regia: Denis Villneuve
Anno: 2016
Paese: Usa
Giudizio: 4/5
Louise Banks linguista di fama
mondiale, è madre inconsolabile di una figlia morta prematuramente.
Ma quello che crede la fine è invece un inizio. L'inizio di una
storia straordinaria. Nel mondo galleggiano dodici navi aliene in
attesa di contatto. Eccellenza in materia, Louise è reclutata
dall'esercito degli Stati Uniti insieme al fisico teorico Ian
Donnelly. La missione è quella di penetrare il monumentale monolite
e 'interrogare' gli extraterrestri sulle loro intenzioni. Ma
l'incarico si rivela molto presto complesso e Louise dovrà trovare
un alfabeto comune per costruire un dialogo con l'altro. Il mondo
fuori intanto impazzisce e le potenze mondiali dichiarano guerra
all'indecifrabile alieno.
Arrival per prima cosa dimostra il
talento alla regia di un autore che non ha più bisogno di
presentazioni. In secondo luogo è un film che parla dell'arrivo
degli alieni senza distruzioni ed esplosioni. In terzo luogo parla di
speranza e di reciproco aiuto e mischiando il sogno e la realtà e i
piani temporali.
E'affascinante scoprire come la sci-fi,
se scritta bene e con spunti e analisi di riflessioni importanti,
possa essere amata dagli apocalittici del genere che la considerano
materia ostica.
L'ultimo film di Villneuve sembra
mettere tutti d'accordo, riuscendo ad essere socialmente impegnato,
antropologicamente colto e raffinato e tecnicamente d'avanguardia.
E'un film che fa pensare e proprio per
questo è puro cinema e arte a 360°.
Mano a mano che la narrazione si
dipana, i tasselli si complicano, ma i nodi vengono al pettine,
mostrando una struttura multisfaccettata che lo spettatore coglie
forse un attimo dopo, coinvolto dall'arrivo delle navi aliene, dei
personaggi che entrano in scena, della geopolitica mondiale e infine
dei sentimenti di Louise che presa da un'empatia sconosciuta e
inconscia, comprende quanto alla fine anche il linguaggio abbia
codici e forme a lei sconosciute che le richiedono uno sforzo e una
capacità che non si trova in nessun libro.
Arrival ha una forza straordinaria per
come assomiglia ad un test di Rorschach e per come quando siamo sul
punto di pensare di avere tutte le risposte, si allarga e si
struttura sconvolgendo la nostra mappa concettuale.
Infine il messaggio sociale, in tempi
duri e inquietanti come il nostro, getta le basi forse per l'ultima
possibilità di credere nell'ascolto e nell'aiuto reciproco.
Ammettere che abbiamo bisogno di aiutarci per non soccombere. La
metafora, che poi sembra maledettamente reale e allarmante, e che più
di tutto l'umanità ha bisogno di mettere da parte l'orgoglio e le
antipatie e creare le basi per una continuità che al giorno d'oggi
non appare così scontata.
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