Titolo: Antibirth
Regia: Danny Perez
Anno: 2016
Paese: Usa
Giudizio: 2/5
In una desolata comunità piena di
marines drogati e agitata da voci su sequestri di bambini, una
stralunata di nome Lou si sveglia dopo una folle notte di festa
presentando i sintomi di una strana malattia e ricorrenti visioni.
Mentre combatte per mantenere la presa sulla realtà, si diffondono
le voci di una cospirazione.
Negli ultimi anni l'horror non si sta
facendo mancare davvero niente. Dopo aver consacrato gli anni felici
della donne protagoniste in tutti i modi a tutti gli effetti non
sembra fermarsi di fronte a nulla portando agli estremi alcuni
sotto-temi del genere. Arriviamo a questo Perez, un altro giovane e
promettente regista che con questo suo esordio non fa di certo il
botto ma merita una dovuta presentazione. Perlomeno diventando il
padre di questo frutto deforme risultato una gravidanza clandestina,
un experimental video artist che grazie alla distorsione visiva crea
il suo trip andato a male su pellicola.
Pur non discostandosi dal tema della
gravidanza, dalla maternità che non si vuole assolutamente, al
cercare di capire come si è finiti in cinta e se in grembo si
nasconde un bambino o un altro essere,
Antibirth oltre tutto questo è un film
anomalo, sporco, bizzarro, eccessivamente marcio, molto sboccato e
pieno di droga e di sballoni. Il principio è di mostrare, purtroppo
in modo ripetitivo e per nulla funzionale, la protagonista nella sua
roulotte, isolata in una catapecchia di lamiere dove non disponendo
di un mezzo di trasporto, cerca compagnia un po ovunque per non
pensare alla solitudine.
Lou passa tutta la giornata a
sballarsi, cercando qualsiasi cosa mentre dalla pancia continuano ad
arrivare strani rumori e inquietanti segnali mentre nelle strade una
nuova droga sta infettando gli abitanti. Lou parla con l'amica, si
sfoga, il suo malessere è puro cinismo verso tutto e tutti, passando
da un estremo all'alto come nel capannone dove vivono i tossici e gli
spacciatori con cui Lou custodisce e spartisce diverse analogie.
Il cinema sulle droghe sta cambiando
anche nel sotto-genere dell'horror. La trasformazione del corpo
attraverso l'abuso di sostanze trova sempre spunti validi e
interessanti che purtroppo Perez non sfrutta al massimo forse solo
per mancanza di esperienza. Omaggiando i body-horror, Antibirth
rappresenta però un caso a parte dove solo nel finale, eccessivo ed
esplosivo a tutti gli effetti, il regista sembra tirar fuori tutta la
sua follia. Peccato che è tutto condensato in cinque minuti.
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