Titolo: Sound and the fury
Regia: James Franco
Anno: 2014
Paese: Usa
Giudizio: 3/5
Siamo nel Mississippi, alle soglie
della Depressione dei primi del ‘900. La storia, torbida e
labirintica racconta la decadenza e la sventura dei Compson,
aristocratici del Sud caduti in disgrazia. Le vicende della famiglia
vengono raccontate da differenti prospettive. I coniugi Compson hanno
quattro figli: Quentin, Candance, Jason e Benjamin. La giovane Caddy,
unica sorella femmina, viene narrata dai suoi tre diversissimi
fratelli e diventa presenza candida e rassicurante, sorella
ingenerosa, madre snaturata che abbandona la figlia
“La vita non è altro che un racconto
detto da un idiota, pieno di urlo e furore, che non significa nulla.”
James Franco ancora non riesco bene ad
inquadrarlo. Sicuramente è un autore versatile e poliedrico, un mix
strano di questa nuova generazione di filmaker, alieno per certi
versi, a qualsiasi compromesso di comodo. Allo stesso tempo ho la
vaga impressione che sia un incredibile paraculo furbacchione che ha
capito bene come sistemarsi in mezzo alle star di successo e crearsi
un certo impero e delle solide e importanti amicizie.
Qualcuno lo ha definito affetto da un
delirio narcisista che ne soffoca le capacità altrove dimostrate
sotto il cuscino di un ego troppo ingombrante. Bah, tuttavia lo
spacciatore in SPRING BREAKERS è una delle sue prove attoriali
migliori.
Sceneggiatore (qui di nuovo con Matt
Roger) produttore, regista, cabarettista, attore, pittore, scrittore,
scultore. L'infaticabile Franco ha addirittura 12 film in programma
da qui a un anno, tra pre e post-produzione e sembra che proprio come
regista scelga sempre progetti ambiziosi di scrittori importanti come
Faulkner o McCarthy.
Ritorna dunque su Faulkner, facendo
forse, al di là di una crescita dal punto di vista dell'impiego dei
mezzi interessante, gli stessi precedenti errori risultando di nuovo
marcatamente letterario nella narrazione mentre d'altro canto
dimostra di saper mettere bene in scena i sentimenti, la rabbia, la
solidarietà, l'empatia che fino a prova contraria ci sono tutti.
E'un film in cui le emozioni la dicono lunga riuscendo ad essere
dolente e disperato ma anche sardonico e crudele quanto necessita,
senza trovare mai terreno fertile nell'esagerazione. Se pure si
possono riscontrare ancora tante sbavature nel cinema di quello che
vorrebbe essere un "enfant prodige", dall'altro c'è sempre
una sottile vena malinconica che attraversa il Franco attore e
soprattutto quello regista. Nel film in questione poi sceglie di
interpretare Benji il figlio handicappato con una performance certo
calibrata, a tratti zoppicante ma senza mai cadere nella caricatura.
Alla fine ci troviamo di nuovo di fronte ad un’opera più che
dignitosa e ricca di fascino.
Nessun commento:
Posta un commento