Titolo: Kill your friends
Regia: Owen Harris
Anno: 2015
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 3/5
Nella seconda metà degli anni Novanta,
a Londra, la scena musicale è ricca di talenti. Anche Steven Stelfox
riesce a sfondare ma, sotto influenza di droghe pesanti e mosso da
avidità e ambizione, fa di tutto per riaffermarsi con un nuovo disco
di successo. Quando le hit diminuiranno e l'industria discografica
muterà, Stelfox non esiterà a macchiarsi le mani di sangue in un
disperato tentativo di salvare la propria carriera.
Diciamo che di ritratti come quello di
Steven Stelfox il cinema ne è sempre più pieno.
Ci si ispira ad un personaggio
realmente esistito, di solito un manager e ci si addentra in un
universo di sfrenatezze, vite movimentate e dissolutezza tra droghe,
festini, concerti e mignotte.
Ora se non fosse la salsa british a
cercare di dare quel contributo in più che all'americano non riesce
a meno che dietro non ci metti un regista della madonna (automatico
il paragone con Scorsese e il suo lupo di Wall Street) avremmo avuto
la saga del già visto.
Harris che dal canto suo ha un altro
filmino interessante tra le mani (più l'idea direi che la messa in
scena) punta molto sull'interpretazione del suo protagonista. Cerca
di prendere in prestito Danny Boyle e mischiarlo con Irvine Welsh,
Ellis e AMERICAN PSYCHO.
E'un film di musica, colori, violenza,
con una storia e una messa in scena che verranno probabilmente
dimenticati dopo pochi minuti, ma almeno non ti fa sbadigliare come
assistere alle riunioni di questi arrampicatori di successo che non
vogliono e non conoscono regole se non quelle spietate del marketing.
E'un film folle che non cerca il successo commerciale (infatti è
troppo nichilista e brutale) da noi non arriverà forse mai o come
sempre troppo in ritardo con doppiaggi ridicoli e un titolo
sconclusionato.
Ci si diverte ma non troppo, si
permette alcune lungaggini, soprattutto nella parte centrale che ne
smorzano il ritmo, ma funziona per il suo spirito agguerrito e
ribelle di chi pensa solo a se stesso e a fare i soldi in un'epoca in
cui ancora non esisteva il download illegale e i cd e le case
discografiche guadagnavano cifre da capogiro.
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