Titolo: Invitation
Regia: Karyn Kusama
Anno: 2015
Paese: Usa
Giudizio: 3/5
Will ed Eden un tempo si amavano. Dopo
aver perso tragicamente il loro figlio, Eden è scomparsa prima di
ripresentarsi due anni dopo, di punto in bianco, con un nuovo marito.
Totalmente diversa da prima, Eden è stranamente cambiata e ha
intenzione di riallacciare i rapporti con Will e con tutti coloro che
si era lasciata alle spalle. Nel corso di una cena in una casa che
una volta era sua, Will in preda ai tormenti si convince che Eden e i
suoi nuovi amici hanno in mente un misterioso e terrificante piano.
Invitation è stato consacrato da molti
come una piacevolissima sorpresa.
Mi spiace fare il bastian contrario,
cioè la sufficienza se la merita per lo stile e l'arroganza e una
messa in scena che prima del finale poteva significare qualcosa, pur
vedendo il sosia di Tom Hardy che recita anche lui con la mascella.
INVITATION come molti film che trattano le new-religion zoppica e
vacilla dalla metà in avanti e gli esempi ultimamente ci sono come
Faults
e Rebirth
solo per fare due nomi.
Questo poi ha un finale esagerato che
distrugge quel poco che riusciva a garantire.
Con un inizio di una lunghezza rara
(parlo della scena in macchina e della bestia che rimane incastrata
negli ingranaggi) e uno sviluppo non proprio esaltante, Kusama la
regista che finora ha fatto solo film orribili, riesce grazie ad
astute e consolidate tecniche di furbizia ha salvarsi in corner.
Per farla breve: amori che si
rincontrano ognuno con il nuovo partner, qualcosa nel clima sembra
strano, l'ex di lui sta con uno stronzo che è svitato e pure con la
faccia da culo, bagno di sangue.
Sarà che devo smetterla di partire
facendomi prendere dall'entusiasmo, eppure la locandina, la trama,
tutto mi ha fatto esaltare particolarmente. E ci casco ogni volta.
Tutto è scontato...ma non in modo che
te ne accorgi solo alla fine...è palesato tutto fin dall'inizio con
la completa assenza di colpi di scena.
Voleva essere una dark-comedy, invito a
cena con delitto, come cerco di portare a casa un film furbacchione e
modaiolo puntando su un'unica location.
Un consiglio alla "promettente"
a detta di molti regista americana: licenzia Phil Hay e Matt
Manfredi, gli sceneggiatori, altrimenti ti sputtani alla grande.
Qualcuno considera poi INVITATION uno
degli horror più riusciti del 2015...
Qualche ancora di salvezza il film
comunque la possiede. Amando alla follia questo genere, il tipo di
atmosfera, il centellinare i ritmi e dare spazio ai dialoghi curando
la forma all'ennesima potenza. Continuo dicendo che gli attori sono
bravi a stare antipatici e questo è bene contando che dall'inizio
alla fine scommetti solo l'ordine con cui verranno uccisi.
E'un film sulla perdita, sul lutto,
sulla miseria a cui ci costringiamo a credere per tenerci aggrappati
a qualcosa. Un film sulla persuasione e su una visione sociale
apocalittica (il finale è assurdo quanto allucinante).
Guardatelo anche se non vi piace,
questo è il mio consiglio.
Vi lascio un pezzo di monologo del guru
di turno che mischia new-age, scemology, qualche elemento di
testimonianza di Geova, e alcuni rimandi alle peggiori religioni
orientali.
“Il dolore è soltanto un’opzione.
Tutte le emozioni negative, la rabbia, la depressione, sono solo
reazioni chimiche. Si tratta di fisica, siamo tutti in grado di
espellerle dal nostro corpo e cominciare a vivere la vita che
desideriamo. Noi stiamo benissimo, siamo felici. Non pensate a noi
come a una di quelle sette religiose strambe, siamo solo un gruppo di
persone unite, che si aiutano a vicenda. Siamo in tanti, siamo
individui brillanti, molti di noi vengono da Los Angeles. La nostra è
comunione, connessione. Noi trascendiamo. Vi abbiamo invitati a cena,
oggi, per comunicarvi il nostro benessere, per trasmettervi i nostri
stati d’animo, la serenità, la sicurezza che non ci sia niente da
temere.”
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