Titolo: Ten thousand saints
Regia: Shari Springer Berman
Anno: 2015
Paese: Usa
Giudizio: 3/5
Una pellicola di formazione incentrata
su un'adolescente del Vermont, Jude, che si trasferisce con il padre
hippy a New York dopo l'overdose del suo migliore amico, Teddy. Lì
si ritrova nell'ordinata scena hardcore punk dell'East Village, in
cui non ci sono droghe, niente sesso, niente carne. La Steinfeld
interpreterà Eliza che rimane incinta del figlio di Teddy e si
appoggia al fratello Johnny e a Jude per il supporto.
Il sesto film della Berman sembra voler
essere un manifesto della fine degli anni '80, sicuramente un periodo
di grandi sconvolgimenti culturali, contro gli eccessi di una decade,
l'epidemia di AIDS e la gentrificazione della città, prendendo in
esame inoltre le famigerate rivolte di Tompkins Square Park. Allo
stesso tempo c'è un protagonista e la sua storia di crescita
catapultato a New York dal Vermont. In più altre tre sotto-storie
come quella del musicista "straight-edge" Johnny, Emile
Hirsch, la travagliata, ricca ragazza dei quartieri alti Eliza,
Hailee Steinfeld, e in ultima analisi i loro genitori incasinati,
Ethan Hawke e Emily Mortimer, per dare vita ad una vera e propria
famiglia surrogata e incasinata.
Alla fine ne esce fuori un infarinatura
di tante cose e un'analisi accurata di nulla.
Un ritratto confuso poichè troppo
denso di materiale e poco tempo per svilupparlo tutto dalla
situazione politica a quella culturale e personale.
Un film a metà che lascia il piacere
di vedere una buona messa in scena, personaggi interpretati quasi
sempre in modo intenso e alcuni accorgimenti interessanti che
potevano essere meglio caratterizzati, come il rapporto genitori e
figli basati sulla condivisione di pensieri, emozioni e sentimenti.
In particolare una dell linee narrative
che meglio riescono sono proprio quelle con Les, il padre di Jude,
che coltiva marijuana ed è una sorta di gigolò yippie con la
sindrome di Peter Pan.
Quella che vediamo però è una
trasformazione della regista, come quella di New York, dove i
quartieri devono essere ripuliti e dove i giovani occupano palazzine,
seguono nuove religioni e nuovi tipi di musica, ed è facile
perdersi, soprattutto se il diverso affascina.
Lo stesso come una buona metafora lo si
può dire per il risultato finale dell'opera.
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