Titolo: Much Loved
Regia: Nabil Ayouch
Anno: 2015
Paese: Marocco
Giudizio: 4/5
Noha è una prostituta di Marrakesh,
che vive con le compagne di lavoro Soukaina e Randa. Said è il loro
autista e tuttofare, l'unica figura maschile positiva di questo
universo notturno e umiliante. La presenza nei nightclub cittadini un
gruppo di "generosi" sauditi impegna le serate di Noha e
Soukaina, mentre Randa si dissocia, inseguendo altri interessi. Di
giorno, Noha indossa il velo e un abito senza forma e fa visita alla
madre, che si prende cura di suo figlio. La donna, neanche a dirlo,
non si esime dal rimproverare con disprezzo le scelte di vita della
figlia, salvo poi chiederle soldi in continuazione, pur conoscendo
benissimo la loro provenienza. La vita delle tre ragazze e di Hilma,
che si aggiunge al gruppo strada facendo, è rischiosa e fatta di
abusi e illusioni che s'infrangono all'alba, ma la loro unione e la
loro vitalità sanno spesso trasformarla in un'occasione di allegria
e di affetto reciproco.
Much Loved tratta un tema scomodo,
all'interno di una città bella e importante, in uno dei paesi
musulmani più liberali e riformisti.
Il film di Ayouch è una critica senza
mezzi termini al maschilismo imperante, su questo non ci sono dubbi,
ma è anche e soprattutto la quotidianità di un gruppo di donne
assolutamente protagoniste.
Da un lato gli eccessi e la
"gentilezza" dei sauditi che criticano i maschi europei e
la destrezza di Noha e delle sue amiche a cercare di guadagnare più
soldi possibili per sostenere il gruppo e la sua famiglia. Much Loved
continua e allarga la sua critica alla corruzione della polizia, alla
povertà del maschio, spogliato dell'abito del potere e via dicendo,
trovandosi però in difetto quando anzichè approfondire si limita ad
osservare e da questo punto di vista che risulta ancora più anomalo
l'accanimento che c'è stato verso il film.
Come pura espressione di un buon cinema
popolare dalla forte impronta autoriale, la pellicola, vietata in
Marocco, è stata considerata un’offesa dei valori morali e della
visione della donna marocchina, oltre che dell’immagine del paese.
Come se non bastasse, la realizzazione
del film ha portato a numerose minacce di morte sia per il regista
(purtroppo pratico della poca libertà d’espressione) sia per le
attrici.
Avendo ricevuto diverse minacce, il
regista ha dovuto prendere delle guardie del corpo per sé e per le
protagoniste del film, suscitando una vasta reazione di solidarietà
nell'ambito della comunità cinematografica internazionale, e
nell'ambito degli ambienti culturali e giornalistici del Marocco.
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