Titolo: No tears for the dead
Regia: Jeong-beom Lee
Anno: 2014
Paese: Corea del Sud
Giudizio: 3/5
Dopo essere emigrato in America ed
essere stato abbandonato dalla madre, Gon cresce e diventa un
temibile sicario. Un giorno, durante un lavoro, uccide per sbaglio
una ragazzina. Il suo capo gli dice di non farsene un cruccio e gli
ordina di uccidere la madre. Il nuovo obiettivo, Mo-Gyeong, lavora
come risk manager in una società di investimento. Per dimenticare il
lutto, si sta seppellendo di lavoro senza sapere di essere in grave
pericolo. Finché non incontra un uomo che le rivela la verità
dietro la morte della figlia.
Dopo il convincente THE MAN FROM NOWHERE, il regista sud-coreano arriva al suo terzo lungo, questa volta cercando di riprodurre una sorta di ibrido del precedente film cambiando pochi elementi e risultando, seppur impeccabile a livello tecnico e di recitazione, un film come tanti sul genere che dalla sua vanta alcune scene eccezionali ma comincia a svuotarsi soprattutto nel finale mostrando alcuni stereotipi che cominciano a stancare.
Con una sceneggiatura ancora più
complessa, uno spietato killer, che si ritrova a dover fare i conti
con la “stanchezza” nel suo lavoro e ad innescare la crisi è
l’involontaria uccisione della figlia di una delle sue vittime con
l’ordine dei capi di mettersi sulle tracce della madre della
bambina, che potrebbe essere la destinataria di un compromettente
banco di dati che il marito aveva provato a vendere a criminali
russi, manco a farlo apposta diventa la miccia che fa impazzire
completamente Gon.
Dong-gun Jang, il protagonista, ha gli
occhi così tanto iniettati di sangue da farlo sembrare un outsider
criminale di quelli da lasciar perdere a prima vista, perchè di una
pericolosità mortale.
Purtroppo alcune remore e pedanti
scelte narrative limitano questo buon noir, soprattutto come dicevo,
nel classico tentativo di redenzione e il protagonista che diventa la
classica delle vittime sacrificali come capro espiatorio per tutti i
mali che ha commesso.
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