Titolo: Flood aka Mabul
Regia: Guy Nattiv
Anno: 2011
Paese: Israele
Festival:Cinemautismo
Giudizio: 2/5
Yoni Roshko ha quasi 13 anni e si sta preparando al suo Bar Mitzvah. Una settimana prima della cerimonia, mentre i genitori sono sull'orlo della separazione, suo fratello maggiore Tomer, affetto da autismo, dopo aver trascorso 10 anni in un istituto, si ripresenta d'improvviso a casa, rischiando di abbattere le già traballanti fondamenta della famiglia Roshko. Yoni non sa molto del fratello - tornato in seguito alla chiusura dell'istituto - e finisce per scoprire dolorose verità sui loro genitori e sulla condizione di Tomer. Yoni viene lasciato da solo ad affrontare i comportamenti ossessivi del fratello, finché i due trovano un interesse in comune: la storia dell'Arca di Noè, che Yoni sta studiando per il Bar Mitzvah. Mentre i due fratelli si immergono nel mondo fantastico del "gioco del diluvio", i loro genitori sono costretti a fare i conti con gli errori del passato e con le paure nascoste per anni.
Rendere un dramma con grande sensibilità non è sinonimo di buon cinema, o meglio non sempre. Presentato al Cinemautismo 2014, Mabul aka Il Diluvio aka The Flood è l'opera prima di Nattiv, regista israeliano che sa assolutamente cosa vuole e dalla sua ha un'ottima capacità a livello tecnico. Il problema di Mabul è quello di esagerare con i momenti di pathos, di non essere sempre realistico e di perdersi in un abbraccio simbolico, davvero singolare nellla sua ricerca di consensi, lacrime e difficoltà con la diversità.
E'un film che parla di fratelli e di legami famigliari più che di autismo.
Ci sono davvero delle belle scene all'interno del film e il cast è quanto di meglio ci si possa aspettare, soprattutto dai due ragazzini, davvero in gamba, e in grado di far emergere tutti i contrasti e le tensioni familiari e generazionali.
Il problema di Mabul è proprio quello di inserire al momento giusto alcuni simboli che cercano nel modo meno autoriale, e invece commerciale, di raccontarti come alla fine con tutte le difficoltà del caso, alla fine dopo il diluvio arrivano sempre i raggi di sole e quindi la speranza.
Quella cinematografica ma non palestinese...
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