Titolo: Picari
Regia: Mario Monicelli
Anno: 1987
Paese: Italia
Giudizio: 3/5
Due vagabondi, Guzman e Lazzarillo,
cercano di arrangiarsi nella Spagna del Cinquecento. Si improvvisano
servitori, si fingono ciechi, fanno gli attori e cercano di
prostituire una bella ragazza. Ma è tutto inutile: dovranno
continuare a essere pìcari, ovvero vagabondi che devono badare
soprattutto a sopravvivere.
Per me il tempo della tragicommedia
storica era uno dei fasti del nostro cinema affidato per lo più alle
mani di Monicelli che con Brancaleone, il Marchese e Bertoldo aveva
regalato pietre miliari.
Medioevo, età moderna, tutto legato ad
alcuni denominatori come la burla, l’episodicità della novella
popolare, la libertà esistenziale di chi si fa beffe o truffa il
prossimo, e la ribalda cialtroneria dei protagonisti. Anti eroi,
romanzo picaresco, Lazzarillo (il cui romanzo era semplicemente
divino) e Guzman alternano quella vena anarcoide tipica dell'autore
con avventure segnate dalla sfiga, raggiri, grossolanità, battute
scurrili, situazioni blasfeme, fame, sesso e denaro e quando si può
senso dell'onore e onestà.
Il film non riuscendo ad essere un
capolavoro come altre commedie rimane un affresco, una galleria di
situazioni alcune decisamente esilaranti e grottesche, altre
stemperate o leggermente fuori parte girovagando nelle contrade
spagnole alla ricerca di qualunque cosa da mettere sotto i denti dai
mendicanti, ai pirati, nobili spilorci e crudeli (Gassman), mentori
viandanti ciechi (Manfredi) in uno dei momenti migliori e davvero
irriverente e per finire duelli e fanciulle avventurose.
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