Titolo: Vivarium
Regia: Lorcan Finnegan
Anno: 2019
Paese: Irlanda
Giudizio: 4/5
Una coppia rimane intrappolata in un
surreale labirinto.
Negli ultimi anni la sci fi sta
regalando e alternando opere colte e prodotti d’intrattenimento.
Vivarium è una riflessione profonda
sugli obblighi morali che la società (ma di che tipo) sembra
metterci davanti alla porta di casa come un figlio che non è nostro
di cui prenderci cura, un’idea di felicità vaga ed effimera, una
vita da gregari fino alla morte dove saremo sostituiti da altri non
umani che come cloni di noi stessi, o provando ad esserlo, porteranno
avanti una burocrazia umana grigia e senza forme e colori.
In un modello ideale dove le nuvole
sono tutte uguali così come le case, i colori, ciò che si mangia,
ciò che si deve pensare e fare, Eisenberg e la Poots, insieme già visti nel divertentissimo quanto malato Art of self defence, sono pedine di un quadro di intenti
spaventoso e atroce. Alieni travestiti da umani impongono le loro
regole per creare una specie che tra varchi e portali su altri mondi
o realtà sembra sbarazzarsi di noi e prediligere una natura monotona
senza danni e vivendo privi di una morale un futuro che sembra un
limbo di psicosi.
E’strano apostrofare l’opera
seconda di Finnegan se non con qualcosa che ci passa attraverso, una
nebbia composta da un’atmosfera anomala, malsana e grottesca,
perturbante, qualcosa che ci mette di fronte a diritti e doveri come
un potare avanti un esistenza ripetitiva e monotona.
Un figlio che spia, urla, si nutre del
vuoto e cresce spasmodicamente per trovare il suo spazio seppellendo
la natura umana e clonandola per modellarla a suo piacimento.
Vivarium è un incubo dove le tenebre
non si vedono mai perchè sono nascoste maledette bene.
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