Titolo: Totally fucked up
Regia: Gregg Araki
Anno: 1993
Paese: Usa
Giudizio: 3/5
Il film racconta l'esistenza e gli amori tormentati di un
gruppo di ragazzi gay (quattro omosessuali e due lesbiche) nella Los Angeles.
A mio malgrado per la prima volta mi tocca recensire una
delle opere minori di uno dei miei registi cult.
Araki poi ho avuto modo di stringergli la mano a Venezia
mentre presentava il suo capolavoro Mysterious Skin, un film che finora si
mantiene come una delle vette più alte dei film che trattano il tema sulla
pedofilia e molto altro ancora.
Totally fucked up non lo vidi al tempo perché non trovai
mai i sottotitoli, ma avevo avuto modo di fruire gli altri due tasselli della
trilogia i successivi Doom Generation (cult assoluto) e EXTASY GENERATION.
Con il primo della Teenage apocalypse trilogy, Araki si
confronta con la solitudine e i turbamenti devastanti accresciuti dai toni
malinconici dei Cocteau Twins una delle band preferite del regista per un
gruppo di ragazzi che vogliono solo ricevere attenzioni ed essere visti dalla
società per quello che sono.
Realtà marginalizzata, dialoghi che cercano sempre di
farsi portatori di un bisogno di mostrarsi e sperimentare il più possibile, il
sesso visto come un bisogno naturale e una consumazione di corpi a volte senza
nemmeno i sentimenti. Araki qui è decisamente delicato, sperimenta con delle
riprese tradizionali e amatoriali, mostra il suo attore feticcio che sarà per
diversi film James Duval. Araki comincia ad esplorare e analizzare la sub
cultura che lo interesserà per quasi tutta la sua filmografia, eppure il film sembra
una docu intervista dove di fatto non c’è una storia vera e propria e il ritmo
è sancito solo da un continuum di interviste e monologhi dove spesso assistiamo
a scene chiuse in una stanza dove nella noia mortale i nostri protagonisti
cercano di inventarsi qualcosa per smorzare la loro frustrazione.
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