Titolo: Doctor Sleep
Regia: Mike Flanagan
Anno: 2019
Paese: Usa
Giudizio: 4/5
Danny Torrance, il bambino con la luccicanza, è
cresciuto. Adesso è un uomo che deve fare i conti con la sua particolarità e
cercare di conviverci. Nel farlo, si è ridotto a una sorta di relitto umano:
alcolizzato e spiantato, senza presente né futuro. Toccato il fondo, Dan decide
che è abbastanza e si riposiziona in una serena cittadina, trova l’amicizia del
fraterno Bill, si disintossica dall’alcool e si mette a lavorare di buona lena.
Mike Flanagan sta dimostrando di essere una sorta di Re
Mida di Hollywood. Tutto quello con cui entra in contatto brilla di luce
propria. Quando ho sentito che avrebbe diretto il seguito di Shining avevo una
certa paura di fondo, sapevo che il budget era consistente, che il libro di
King veniva bocciato da tutti e tanti altri elementi che potevano far storcere
il naso.
Poi tralasciando tutto, come sempre, mi sono sparato il
film che non lo sapevo ma dura 151 minuti.
Il risultato è ancora una volta una sfida vinta per aver
creato quell’atmosfera che sembra seguire le coordinate kinghiane sullo sposare
il dramma senza lasciar perdere l’azione, portandola a dei livelli molto alti.
Vampiri di anime (Vero Nodo), luccicanza, Overlook, Abra, c’erano così tanti
elementi da dover dosare nell’intricato labirinto che probabilmente qualsiasi
altro avrebbe fatto una porcheria. Flanagan restituisce al romanzo di King tutta
la sua atmosfera, si confronta con le colpe dei padri e porta in terapia il
figlio, sceglie la vita e di proteggere anziché soffocare nell’isolamento e
lasciare che altre voci si facciano strada dentro di lui. Sembra tutta la
struttura un sofisticato gioco di rimandi e ammissioni di colpe, di
confrontarsi con il passato accettandolo ma prendendone le distanze.
Doctor Sleep è prima di tutto un viaggio terapeutico. I
villain, gli antagonisti, sono gitani superdotati che agiscono in gruppo e
ricordano molto per come si pongono con i bambini ai Vacui bartoniani
(luccicanza vs occhi).
Flanagan dimostra ancora una volta di saper districare
una matassa complessissima, con il suo talento che riesce a dimostrare ancora
una volta di essere personale, passionale e quasi mai derivativo.
Doctor Sleep è un viaggio on the road, un film di
formazione, una favola su come ritrovare se stessi grazie agli altri, di come
il potere e la sue essenza sia una maledizione immortale in particolare per la
bellissima Rose the Hat, riuscendo in una sfida che sembrava persa ovvero
confrontarsi e continuare alcune scene topiche del cult di Kubrick come se
fossero già collegate come un filo e toccava a Mike unire e sciogliere i nodi.
Nessun commento:
Posta un commento