Titolo: Tumbbad
Regia: Rahi Anil Barve & Adesh
Prasad
Anno: 2018
Paese: India
Giudizio: 3/5
India, XIX secolo: ai margini del
fatiscente villaggio di Tumbbad vive Vinayak, testardo figlio
illegittimo del signore locale, ossessionato dal mitico tesoro dei
suoi antenati. Il ragazzino sospetta che la bisnonna, strega vittima
di una maledizione, ne conosca il segreto ed è da lei che scoprirà
dell’esistenza di una divinità malvagia posta a guardia del
tesoro. Quella che inizia con una manciata di monete d’oro, si
trasforma in una brama vertiginosa che crescerà per decenni,
un’avidità irrefrenabile che trascinerà Vinayak sino ad un epico
regolamento di conti…
Tumbbad è l'horror folkloristico
indiano co prodotto dalla Svezia che non ti aspetti in una
mega produzione che si vedono purtroppo sempre più di rado.
Parte bene, forse troppo, infila così
tanti elementi da farti gongolare estasiato, cresce di intensità,
decollando per poi finire dritto dritto contro una montagna
imprevista con un finale molto discutibile.
Horror folkloristico ma anche dramma
storico e sulle classi sociali (l'emancipazione del paese e della
donna) oltre che ovvi rimandi al fantasy.
L'esordio alla regia dei due registi
tra le fonti di ispirazione, cita anche l’opera di Narayan Dharap,
autore prolifico di letteratura horror.
La storia si muove aprendo e
scandagliando varie tematiche dove la principale citata anche nei
titoli di testa è l'egoismo umano che crescerà nel film di
generazione in generazione, arrivando all'apice con la scelta e il
bisogno di varcare la soglia dell'inferno per rubare monete d'oro al
dio confinato dalle altre divinità nel grembo materno della grande
dea.
Inoltre quello che fin da subito
stupisce ancora una volta è l'altissimo livello tecnico con una
qualità produttiva incredibile dove tutto sembra studiato e
confezionato perfettamente dalle ambientazioni suggestive, la colonna
sonora epica ma non troppo, effetti visivi a tratti esagerati (la
nonna/strega maledetta incatenata all'inizio, Hastar e le creature
mostruose e sanguinarie, il ventre venoso teatro dell’orrore) e ben
utilizzati in un crescendo di gore, cura dei dettagli e altissima
definizione fotografica.
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