Titolo: Piercing
Regia: Nicolas Pesce
Anno: 2018
Paese: Usa
Giudizio: 3/5
Reed, marito e padre finge con la
moglie una trasferta di lavoro ma in realtà si prepara
meticolosamente a una serata sadomaso, che prevede di concludere con
l'eliminazione fisica della prostituta con cui ha appuntamento,
Jackie, già dotata di spiccate tendenze autolesioniste. Nella camera
d'albergo in cui si incontrano, infatti, il programma non procede
come previsioni.
Piercing è il classico film indie che
quando cominci a vederlo pensi alle furbizie del regista, al fatto
che la storia in fondo non è così enigmatica come sembra e poi
arrivi alla fine, qualcosa non torna e tu dici, wtf? Ma nel frattempo
quello che hai visto ti è piaciuto. Molto pure.
E'un film strano, un'opera che cerca di
provocare e ci riesce, spiazzandoti proprio dove credi di essere
particolarmente abituato.
Pesce è un regista che sa fare il suo
mestiere, lo ha dimostrato con la sua opera prima, un horror atipico,
e con questo film, dimostrando di saperci fare, è stato rapito dalle
lobby che lo vogliono per il remake di THE GRUDGE.
Ok sperando di non essercelo perso,
questo film tratto da un'opera del malatissimo Ryu Murakami, ha dalla
sua dei cliffangher clamorosi anche se rischiano di diventare
macchinosi per l'uso che il regista ne fa, ricorrendo spesso allo
spiazzamento (quello che sta succedendo è davvero reale?)
La particolarità dei personaggi è
come in Venere
in pelliccia di mostrare
piano piano ognuno il loro reale potenziale, destrutturando in un
attimo quanto abbiamo appena visto.
Il primo atto diciamo che è
semplicemente perfetto. Abbott con la sua mimica centra perfettamente
il protagonista e lo rende vittima e carnefice in un gioco sadomaso
che non mi era mai capitato di vedere così bene e allo stesso tempo
così ironico pur tagliando e sanguinando apertamente.
Piercing è un gioiellino squisito, che
spero venga assorbito come deve dai fan del cinema di genere e spero
infine che Pesce, a parte questa entrata nell'olimpo della merda,
riesca a rimanere coi piedi per terra.
E'vero che nel film le citazioni sono
tante e importanti ma al di là di questo fattore, la storia c'è,
non ha bisogno di fronzoli per renderla funzionale, ma invece
approfitta del pervasivo e poderoso contributo del music supervisor
Randall Poster omaggiando tanti film degli anni '70, dove il film di
Argento fa da padrone.
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