Titolo: Logan Lucky
Regia: Steven Soderbergh
Anno: 2017
Paese: Usa
Giudizio: 3/5
Jimmy Logan, ex quarterback con una
gamba offesa, e Clyde Logan, veterano dell'Iraq senza un braccio,
decidono di organizzare una rapina. Separato dalla consorte e
licenziato dal boss l'uno, single con pub l'altro, i Logan vivono
nell'America rurale, collezionano una sfortuna eterna e perpetuano
una maledizione familiare. Ma quella superstizione, esemplificata dal
corso disastroso delle loro esistenze, diventa la loro chance: una
buona copertura (chi accuserebbe mai due storpi?) e una buona
occasione (giunti a questo punto, i Logan non hanno niente da
perdere).
L'heist movie appassiona proprio tanto
Soderbergh che dopo quei capitoli sconclusionati che parevano essere
solo una parata di star che diceva e faceva cose assurde OCEAN'S
vattelapesca e che altro non era che la gara tra Clooney e Pitt per
chi c'è l'avesse più lungo.
Ora questo film qui essendo
marcatamente più indie e meno commerciale ha tanti ingredienti belli
che la saga non aveva e non poteva avere.
Prima di tutto i soldi, poi le star
antipatiche (qui comunque non mancano ma se la tirano di meno
eccezzion fatta per Tatum che proprio non ci riesce) e infine i
dialoghi e l'interpretazione di Adam Driver che sempre di più si sta
affermando come uno degli attori del momento per la semplicità che
riesce a dare ai suoi personaggi.
La scelta produttiva è stata notevole.
Soderbergh ha voluto produrlo in maniera completamente autonoma
rispetto alle major sganciandosi da logiche che ne avrebbero potuto
limitare la libertà creativa: "È una specie di esperimento,
come lui stesso spiega:Per testare questa teoria di distribuzione
avevo bisogno di un film commerciale con delle star del cinema che
giustificassero una distribuzione capillare, in una situazione che
però mi consentisse l'assoluto controllo creativo".
Proprio negli intenti l'America che il
regista ci racconta è molto più cupa e meno snob, scegliendo tra le
altre cose il sottosuolo della Nascar a differenza dei casinò di Los
Angeles, una scelta che rivela anche tutti quegli scarti e frammenti
di un’umanità che, oggi, deve soprattutto pensare alla
sopravvivenza dei sogni e dei sentimenti.
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