Titolo: Economie du Cople
Regia: Joachim Lafosse
Anno: 2016
Paese: Francia
Festival TFF 34°
Sezione: Festa Mobile
Giudizio: 5/5
Per Marie e Boris è l'ora dei conti.
In tutti i sensi. Dopo quindici anni di matrimonio e due bambine,
decidono di mettere fine alla loro relazione, consumata da
incomprensioni e recriminazioni. Marie non sopporta i comportamenti
infantili del marito, Boris non perdona alla moglie di averlo
lasciato. In attesa del divorzio e costretti alla coabitazione, Boris
è disoccupato e non può permettersi un altro alloggio, lei detta le
regole, lui le contraddice. L'irritazione è palpabile, la sfiducia
pure. Arroccati sulle rispettive posizioni sembrano aver dimenticato
il loro amore, il cui frutto è al centro della loro attenzione.
Genitori di due gemelle che stemperano con intervalli ludici le
tensioni, Marie e Boris condividono una proprietà su cui non
riescono proprio a mettersi d'accordo. A chi appartiene la casa? A
Marie che l'ha comprata o a Boris che l'ha rinnovata raddoppiandone
il valore? La disputa è incessante, il dissidio incolmabile. Ma è
fuori da quella 'loro' casa che Marie e Boris troveranno la risposta.
Una possibile.
"Dopo l'amore aka After Love"
(traduzione pessima) è l'ultimo film di Lafosse, regista belga già
conosciuto al pubblico per diversi film tra cui spicca
PROPRIETA'PRIVATA con la Huppert.
Economie du Cople è un film
semplicemente perfetto. Poche location, ambientato per il 99% dei
suoi 97’ dentro l’abitazione, una bellissima casa ristrutturata
proprio da Boris, e un manipolo di attori e una storia attuale e
scomoda, moderna e dannatamente contemporanea. Il dramma di un amore
finito ma anche un dramma legato al concetto di dignità, i difficili
rapporti sociali diversi e le differenze di ceto sociale che
distruggono e imprimono quel senso di inadeguatezza minando quel
residuo di speranza e sensibilità.
Un film manifesto su come ci si
interroga, su come si cercano i propri spazi in qualcosa che da un
momento all'altro non è più tuo. Un film che parla allo stesso
tempo di speranza e di consumazione di corpi come a dire che quando
finisce un amore, a volte rimane solo il sesso come lenitivo per le
scottature date e ricevute.
Il settimo film del regista però non
si limita a questo e fa un salto in più.
Sonda la vita da separati di Marie e
Boris senza dimenticare il difficile compromesso con le due figlie e
la divisione dei beni. L'istinto e l'indole di Boris poi lo portano
più volte a commettere pazzie e plateali sceneggiate in presenza
degli amici di entrambi (la scena della cena è straordinaria per
intensità quanto dolorosissima per ciò che smuove). I dialoghi, le
interpretazioni, gli stati d'animo entrano subito nell'animo dello
spettatore che cerca continuamente di capire da quale parte stare
empatizzando prima con una e poi con l'altro.
Ancora una volta il vero ostacolo è
rappresentato dal denaro e dalle sofferenze finanziarie, la gestione
delle cose materiali, la casa, le figlie, il frigo separato.
Fragilità che in un attimo portano a discussioni, pianti,
difficoltà, incomprensioni. L'opera ragiona e analizza proprio
questo. Il risultato è spiazzante portando temi e riflessioni,
ponendo dubbi facendo riflettere e infine l'elemento più doloroso ma
importante da analizzare, soprattutto nei confronti di Boris; quanto
può risultare difficile, se non impossibile, vivere in una casa
prigione con una famiglia che non fa altro che controllarti e
scuotere la testa.
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