Titolo: Green Room
Regia: Jeremy Saulnier
Anno: 2015
Paese: Usa
Giudizio: 3/5
Una banda punk a corto di serate
accetta da un roadie scalcagnato di suonare ad un ritrovo di white
supremacists, skinhead d'estrema destra da provincia americana.
Giunti in loco la serata si svolge in uno scenario di grande tensione
e la band la porta avanti con la sfacciataggine che gli compete ma la
tragedia inizia a spettacolo finito, quando prima di andarsene sono
involontari testimoni di un omicidio a sangue freddo da parte degli
organizzatori. Rinchiusi in una stanza sanno che tutti lì fuori li
vogliono morti e, a differenza loro, sono perfettamente in grado di
ucciderli.
Saulnier è un tipo in gamba da tenere
sott'occhio. Il suo primo film Blue
Ruin era un ottimo revenge
movie atipico e con alcuni spunti interessanti e originali.
Il talento di questo regista è di
riuscire a creare una tensione fortissima e una violenza esplosiva e
deflagrante come da tradizione per i migliori horror contemporanei.
Eppure Saulnier si discosta dall'horror
canonico creando un ibrido in cui prevale il bunker-movie nella
fattispecie di questo locale di traffici e skinheads, dove la
violenza viene legittimata purchè si trovi un capro espiatorio o una
vittima sacrificale da dare come merce di scambio alle corrotte forze
dell'ordine.
Vittime e predatori danno vita ad una
prova di sopravvivenza senza concessioni con delle scene davvero
incredibili e spettacolari e un ritmo che non sembra staccare un
attimo. Pur parlando sempre di un budget modesto in cui, rispetto al
primo film, qui appare qualche volto noto e il protagonista del film
precedente, il feticcio di Saulnier, ha un ruolo importante ma non
primario.
Saulnier ancora una volta prende i
topoi del genere e gli modella a suo modo e con il suo stile
riuscendo di nuovo a fare centro in questo film punkaiolo solo in
parte ma con tanti elementi del cinema di genere che non passeranno
inosservati come il film che si è smarcato da diversi festival per
finire tra le braccia di Cannes.
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