Titolo: Isla Minima
Regia: Albert Rodriguez
Anno: 2014
Paese: Spagna
Giudizio: 3/5
Due adolescenti scompaiono da una cittadina del bacino del
Guadalquivir. Due detective vengono inviati da Madrid; i due hanno metodi
molto diversi e non stanno attraversando esattamente il momento migliore della
loro carriera. Uno sciopero minaccia il raccolto di riso e complica le
indagini dei due poliziotti, spinti a risolvere il caso più in fretta
possibile.
Ciò che tuttavia scoprono prova che molti altri giovani sono scomparsi e che c'è un'altra fonte di ricchezza: il traffico di droga.
Ciò che tuttavia scoprono prova che molti altri giovani sono scomparsi e che c'è un'altra fonte di ricchezza: il traffico di droga.
La crime-story non morirà mai in nessuna parte del mondo.
Ovunque si vada, qualsiasi paese si sondi, è un tema e un
genere che piace, ottenendo sempre un certo interesse, soprattutto quando si ha
un buon soggetto dietro, e la regia ci mette tutto il possibile nella creazione
delle inquadrature suggestive e originali.
E’il caso di Isla Minima, il
sesto film di Rodriguez che scrive insieme a l suo fedele Rafael Cobos.
Un film che finora non sembra avere una distribuzione da
noi.
Diciamo subito che il
contributo maggiore e l’innovatività del film, sono da cercare in parte
sull’impianto narrativo ma soprattutto sulla scelta tecnica e la fotografia. La
scelta della location in questo caso appare incisiva e originale, portandoci sulle
rive del Guadalquivir, una enclave unica, umida e paludosa dove si coltiva il
riso su terreni percorsi da strade, acqua e barche. Un panorama che fotografato
dall’alto mostra tutta la sua potenza e i suoi colori. L’indagine
si muove puntando soprattutto sui suoi due protagonisti, i quali rappresentano
due personalità opposte, due diverse generazioni a confronto col franchismo,
che dovranno trovare una via di mezzo per portare a termine il mistero e
arrestare il serial killer.
Ed è anche una critica sul concetto di democrazia, sul
rinnovamento che non c’è stato, poichè ritrae un microcosmo soffocante che
pullula di presenze inquietanti, con un’atmosfera da noir soffocante e viziata,
in cui la corruzione e la dominazione sono gli strumenti di potere preferiti.
Da questo punto di vista il film di Rodriguez non ricicla e
non prende in prestito elementi e stereotipi sul genere, ma sarà proprio
l’indagine dei detective, il vero pretesto per dissotterrare l’omertà che coprì
molti dei boia fascisti nel passaggio alla democrazia, o per condannare i
militari corrotti e la loro preponderanza nella ancora giovane democrazia.
Rodriguez, al suo sesto film, entra nell’olimpo spagnolo assieme ai suoi
contemporanei, staccandosi per scelte e metodi e confezionando già una sua
precisa idea di cinema.
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