Titolo: Suicide Club
Regia: Sion Sono
Anno: 2001
Paese: Giappone
Giudizio: 4/5
Un gruppo di studentesse si getta sotto un treno della metropolitana provocando l'inizio di quella che sembra essere una catena di suicidi. Il detective Kuroda, incaricato di seguire le indagini, riceve una strana telefonata da una ragazza, il Pipistrello, che gli indica l'accesso ad un sito in cui su uno strano pallottoliere i numeri variano dopo ogni suicidio, prima che questo venga scoperto dalla polizia. Kuroda decide di seguire la pista e con suo figlio si iscrive alla strana mailing list di quel sito. Intanto i suicidi aumentano, una scolaresca si getta dal tetto della scuola sotto gli occhi esterefatti dei compagni, mentre il Giappone intero sembra impazzito per la musica di un nuovo gruppo pop costuito da adolescenti, le Dessert.
Basterebbero i primi cinque minuti con la profonda colonna sonora a promuovere a pieni voti il film di quel pazzo scriteriato giapponese di nome Sion Sono.
Come sempre dare un thriller poliziesco in mano ad un mezzo pazzoide genio giapponese significa, e nel caso di Sono acquisisce ancor più spessore, non sapere assolutamente cosa aspettarsi.
Suicide Club parte a mille, deraglia per diventare minimale e approfondire in sordina l'indagine, per poi ri-esplodere con una ferocia impressionante.
Se poi ci mettiamo il protagonista, un sempre misurato e stiloso Ryo Ishibashi, attore feticcio di Miike Takashi (altro fottuto genio), e un cast perfetto, allora Suicide Club diventa in primis un film di genere con svariate sfaccettature che di fatto lo pongono come una pellicola a suo modo quasi sperimentale e molto autoriale nel taglio diversificato e per le lunghe riflessioni a cui sottopone lo spettatore.
Uno dei meriti più forti del film è che non esistono eroi e vincitori, tutto è impregnato di atmosfere lugubri, desolazione e nichilismo in un vuoto senza fondo, per alcuni aspetti metafora perfetta della società giapponese.
Lo stesso tema, in questo caso un male culturale collettivo che attanaglia ancora oggi, uno dei paesi con il più alto tasso di suicidi l'anno, anche se con analisi differenti e prendendo spunto da manga e quant'altro, era già stato trattato nella sua più spietata malattia prima con NAKED BLOOD e dopo con la serie MPD PSYCHO oltre che da altri numerosissimi film sul genere.
Sono, a differenza dei prossimi film e della sua già nutrita e pregressa filmografia, porno a parte, riesce dove molti probabilmente fallirebbero, seguendo su binari diversi, personaggi che occupano all'interno della società diversi ruoli gerarchici, mettendo così in moto una grande macchina che è l'indagine sotto svariati punti di vista (da questo punto di vista con ANATOMIA DI UN OMICIDIO Kurosawa aveva dato l'inizio al genere) e questa scelta si rivela davvero funzionale per creare ancora più spessore ad una vicenda davvero molto anonima, complessa e senza alcun tipo di redenzione.
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