Titolo: Robocop
Regia: Paul Verhoeven
Anno: 1987
Paese: Usa
Giudizio: 4/5
Una poliziotto è catturato da una
banda di gangster cui dava la caccia, torturato e ucciso. Ma qualcosa
di lui rimane viva e viene innestata in un robot che il capo della
polizia fa adottare dal corpo per gli incarichi più pericolosi (è
invulnerabile). Ma il robot ha la memoria dell'agente ucciso e,
riconosciuti i suoi carnefici, dà loro una caccia spietata,
sterminandoli (e uccidendo il loro capo, un alto funzionario della
polizia).
Verhoeven negli anni '90 ha girato tre
film con cui verrà ricordato nella storia del cinema.
ROBOCOP, ATTO DI FORZA, Starship
Troopers. Con questa
trilogia poteva smettere di fare film e guardare quanto in futuro
avrebbero saccheggiato dai suoi film.
Quando la scifi incontra il dramma,
l'action, le intuizioni narrative, il tutto con un abbondante dose di
violenza e di pessimismo dove le multinazionali si sostituiscono
all'amministrazione pubblica, il governo e la politica sono più
corrotti che mai e i criminali imperversano nelle strade come bande
senza limiti e controllo spesso spalleggiati dalle forze dell'ordine.
La giustizia personale diventa uno dei
motori più interessanti del film, staccandosi da una logica e una
politica più reazionaria per cercare un'anarchia personale, come nel
caso di Murphy, finendo per essere solo contro tutti. Sembra la
versione per certi aspetti hi tech del GIUSTIZIERE DELLA NOTTE uscito
nel '74.
Lo stile inconfondibile del regista
appare dall'inusitato tasso di violenza, fuori e dentro le strade, di
un trucco e un make up sempre ai massimi livelli grazie a Rob Bottin.
La trilogia scifi del regista si è
dimostrata più intelligente e attenta che mai a scoprire e
denunciare gli orrori che stavano per prendere vita, dando sempre
delle idee molto valide in una matrice che non dimentica mai la
politica ma la segue misurandone la temperatura in tutti i suoi film,
mettendola quasi sempre alla stregua e agli intenti della psicologia
criminale.