Titolo: Tag
Regia: Sion Sono
Anno: 2015
Paese: Giappone
Giudizio: 3/5
Un’improvvisa folata di vento e uno
scuolabus con quaranta studentesse viene tagliato a metà. L’unica
sopravvissuta è Mitsuko che, chinatasi per caso, rimane
miracolosamente illesa. Non le resta che scappare, correndo il più
lontano possibile da quel vento omicida. Quando si ritrova a scuola,
Mitsuko è assalita dal dubbio che l’incidente sia stato solo un
incubo: ma poco dopo l’insegnante imbraccia un mitragliatore e
stermina tutte le presenti. Tranne lei, Mitsuko, che si ritrova a
scappare di nuovo. Al termine della corsa qualcuno la chiama Keiko,
sostenendo sia il giorno del suo matrimonio. Un maiale in smoking la
minaccia, inseguendola: non le rimane che scappare ancora. Mitsuko è
allora vittima di un brutto sogno o forse di un gioco il cui premio
finale è la sua vita?
Sono, come Miike Takashi, appartengono
a quella limitatissima cerchia di registi nipponici che riescono
nella difficilissima impresa di girare cinque, sei, sette film nello
stesso anno, renderli completamente diversi per tematiche, generi e
messa in scena e dotandole sempre di un ritmo e di un estetica
affascinante.
Peccato che soprattutto per Siono ancor
più che per Miike, la reperibilità di questi titoli siano sempre
più difficili e complessi soprattutto se i festival sono limitati.
Tag è un horror anomalo, quasi un
eco-vengeance con protagonista una folata di vento assassina e un
complotto alla base molto più grosso di quanto si possa immaginare.
Soprattutto dalla seconda metà in poi,
diventa vano qualsiasi tentativo di seguire il flusso narrativo degli
eventi o di dare un senso logico a tutto quello che succede e il
movente che sta alla base.
Quella che emerge del regista ancora
una volta in un film, quasi del tutto femminile e con una sequenza
iniziale esplosiva e super splatter, è proprio una follia
liberatoria che non accenna ad abbandonare. Trattando e riuscendo,
nel solo 2015, ad uscirsene con bei sei titoli di cui grazie al TFF
sono riuscito a vedere anche LOVE & PEACE, in cui Sono riesce ad
equilibrare Kaijū Eiga, fantasy, i christmas movie yankee e
l’animazione stop motion e SHINJUKU SWAN, uno yakuza inteso come
gangster movie, tragicommedia, melo e fiaba dai toni grotteschi
“La vita è surreale” ripete più
volte una delle scolarette protagoniste in TAG.
E se la vita è surreale, questo film
lo è ancora di più, circondandosi di un surrealismo smodato,
assolutamente non circoscrivibile entro canoni estetici preconcetti.
Il film dell'outsider giapponese è una
vera e propria fuga dalla realtà attraverso la porta del cinema e
strizzando l'occhio all'exploitation e al dnotomista nipponico.
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