Titolo: Sin City
Regia: Robert Rodriguez
Anno: 2005
Paese: Usa
Giudizio: 4/5
Sullo sfondo
della violenta e oscura Sin City si intrecciano diverse storie: Marv, un killer
indistruttibile, è pronto a tutto pur di vendicare la morte di Goldie, l'unica
donna che nella sua vita è riuscita a fargli provare un po' d'amore e che è
stata uccisa mentre dormiva accanto a lui; John Hartigan, un poliziotto in
procinto di andare in pensione accusato di un omicidio che non ha commesso e
che ha promesso di proteggere la giovane Nancy dalle grinfie di un criminale
pedofilo; Dwight, un ex-fotografo alle prese con Jackie Boy, un poliziotto
violento che minaccia Shellei, la cameriera di cui Dwight è innamorato, la
bella prostituta Gail e le altre ragazze della Città Vecchia...
Rodriguez è
pazzesco e dannatamente senza regole nel suo modo di fare cinema. Una delle
anomalie americane che ho sempre stimato per il coraggio e la passione che
trasmette in ogni sua pellicola.
Da sempre ha
girato e si è divertito con quella che ha sempre reputato la sua missione.
A partire
dall’azione(suo punto di partenza con il MARIACHI) che nel trash (PLANET
TERROR), i b-movie (MACHETE), la fantascienza (FACULTY) e l’horror (DAL
TRAMONTO ALL’ALBA) per arrivare infine a girare film d’avventura per i figli e
per un pubblico eterogeneo (la saga di SPY KIDS). Si è sempre mosso con quel
suo spirito citazionista e omaggiando i suoi registi preferiti e i film che più
lo hanno influenzato.
Sin City è il
capolavoro definitivo del regista.
L'impareggiabile
uso di un bianco e nero nitido e perfetto anima il disegno di Miller portandolo
fuori dalle pagine degli albi e infondendogli la vita (menzione che spetta solo
a Rodriguez se contiamo che Miller appena ha mosso i passi da solo a girato
quella porcheria senza senso di SPIRIT), l'uso parziale del colore invece traghetta
l'attenzione su alcuni particolari e simboli come da tempo non si usava più al
cinema e Rodriguez potenzia l’effetto alternando stili e color-correction come
mai si era visto prima.
Alla fine sono
belle storie e bei personaggi, in certi casi nemmeno si nota che le scenografie
(3 escluse) sono ricostruite digitalmente.
Le atmosfere
ricreate invece sono dirette discendenti che omaggiano i noir anni ’40.
"Sin
city" riesce ad essere, forse fortuitamente o forse no, il connubio di
forme artistiche diverse ma accomunate da una simile poetica. Rodriguez trova
pane per i suoi denti in questa pellicola, molti sono gli elementi comuni che
legano l'universo che questi due autori amano mostrarci: eroi "con macchia"
dal grilletto facile e donne da salvare (viene in mente DESPERADOS), passioni
violente, sacrifici estremi, il tutto condito da ironia e violenza. Troviamo
anche in questa occasione l'immancabile apporto del grande amico e collega
Quentin Tarantino, che gira la sequenza in cui Dwight ( Clive Owen) e Jackey
Boy (un Benicio Del Toro in una situazione a dir poco surreale) sono in auto.
Un film che
ancora una volta è il risultato di maturità, occhio alle mode cinematografiche,
ai vecchi maestri, ai dialoghi taglienti e tanto,tanto altro ancora.
Si aspettano gli
altri due capitoli.
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