Titolo: Matinèe
Regia: Joe Dante
Anno: 1993
Paese: Usa
Giudizio: 4/5
Nel 1962, mentre infuria la crisi dei
missili cubani, a Key West in Florida, Lawrence Woolsy, regista e
produttore di B-movies a corto di ispirazione e di dubbio talento,
tenta di rilanciare la propria carriera con "Mant", il film
che racconta la mutazione di un uomo in una formica gigante per
effetto delle radiazioni atomiche. Woolsy, consapevole dei propri
limiti, pensa di riuscire nell'intento sostenendo l'uscita della
pellicola con una trovata pubblicitaria tale da catturare il pubblico
dei teenager: durante la proiezione, nel momento clou dell'avventura
un figurante mascherato da uomo-formica apparirà in sala e le
poltrone, scosse da un dispositvo elettrico - il "rumble-rama"
- daranno una memorabile emozione agli spettatori
Negli ultimi tempi ho visto due filmoni
di uno dei più grandi registi americani sottovalutati della nuova
Hollywood. Burbs e questo Matinèe. Film così incredibilmente
diversi ma con tanti elementi comuni dalla paura dell'invasore (In
Burbs era il nuovo vicinato russo) mentre qui la paura dell'atomica o
di un'altra guerra fredda sempre con i russi. Insomma quando c'è la
guerra alla base Dante non riesce proprio a non buttarla su una
metafora o meglio un'allegoria profonda, originale, perfetta in
scelta di tempi e ritmo, dialoghi, ironia, dramma e molto altro
ancora dove con uno sguardo al passato sonda le paure immortali della
gente.
Un film maturo, una critica
sociopolitica, che oltre tutti i temi sopracitati è un viaggio di
formazione per un ragazzo, un'analisi sul cinema e tutto ciò che
appartiene alle scelte di marketing, al lato oscuro di alcuni di noi,
tutto come una sorta di contorno dove la base è la tribolata
anteprima di un film con sottofondo un clima di psicosi
anticomunista. Matinèe è cinema puro, denso e profondo, semplice
quanto ingenuo in alcuni passaggi (ma è sempre una scelta
dell'autore per bilanciare seriosità e intrattenimento).
Un film ispiratissimo, in bilico tra
commedia adolescenziale e cinefilia sofisticata, che parla anche di
sci fi, che omaggia i b movie di mostri e che chiama in cattedra
William Castle e Ed Wood e dove il tema del weird e dell'horror
compare più di tutti nel dialogo formidabile tra Gene e Lawrence sul
bisogno di film che facciano paura e il potere e gli effetti benefici
che l'horror può arrecare allo spettatore.
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