Titolo: Fucking Amal
Regia: Lukas Moodysson
Anno: 1998
Paese: Svezia
Giudizio: 4/5
Ad Amal (si legge “Omol”),
noiosissimo centro della provincia svedese, vive con la madre e la
sorella la bella Elin, quattordicenne insofferente molto ambita dai
compagni di scuola che lei però disprezza. Elin passa il suo tempo
cambiando spesso ragazzo (alimentando così le maldicenze sul suo
conto), sognando rave parties e progettando la fuga dalla
“merdosissima Amal” . Una sera finisce per caso alla triste festa
di compleanno di Agnes, solitaria ragazza in costante stato di crisi
che ha per unica amica una perfida ragazzina paraplegica. A
complicare le cose ci sono il travagliato rapporto con i genitori e
l’amore segreto per Elin, la quale a sua volta scoprirà di non
poter rimanere indifferente.
Fuckin Amal per me rimarrà un film
importantissimo come lo è stato CHRISTINA F. per certi aspetti pur
essendo meno drammatico e crudele con i suoi protagonisti ma
ponendosi come ennesimo manifesto del disagio giovanile in paesi dove
il suicidio è tra i più alti al mondo.
Cosa si può fare ad Amal a parte
seguire le norme imposte dai genitori e andare a scuola come tutti i
coetanei? Bere e drogarsi oppure provare nuove esperienze per non
cadere vittima di una depressione assicurata.
L'esordio alla regia di uno dei maestri
del cinema svedese post contemporaneo è uno dei più freschi
manifesti, attuali, incredibilmente svegli e al passo coi tempi. Il
regista urla disperatamente come lo è stato d'altronde tutto il suo
cinema a venire (importantissimo), un bisogno di comunicare di
sfogarsi, usando le sue protagoniste come vittime di una società e
di una comunità che non investe assolutamente su di loro pensando ai
propri tornaconti e dimostrandosi di un egoismo senza pari.
L'esordio di Moodysson è già chiaro
come anticipatore di messaggi sociali, di un cinema politico e aperto
alle differenze, monitorando aspetti poco comuni o che forse non
sembrano interessare a molti. Con i suoi film e i suoi documentari,
il regista ha fatto parecchio discutere di sè, prediligendo contesti
a volte spiazzanti ed estremi come il bellissimo A
Hole in my heart oppure
omaggiando il punk femminile anni '80 con il divertentissimo We
are the beast