Titolo: Everest
Regia: Baltasar Kormakur
Anno: 2015
Paese: Usa
Giudizio: 2/5
Rob Hall e Scott Fisher sono due
scalatori professionisti che negli anni ‘90 iniziano qualcosa di
impensabile fino a poco prima: organizzano delle arrampicate fino
alla vetta più alta del mondo, l’Everest appunto, per clienti di
ogni sorta. Si fanno la guerra, sono divisi da stili di scalata e
approcci alla vita totalmente diversi ma stavolta dovranno
collaborare vista la forte affluenza di clienti e viste le condizioni
climatiche. Ciò che segue è una delle avventure più entusiasmanti,
drammatiche, potenti, risolutive dell’uomo del secolo appena
trascorso.
L'Everest "è lì" a
ricordarci il rispetto che si deve alla natura e all'altezze
inaccessibili.
Con una domanda così drammatica era
ovvio pensare che Hollywood in un genere catastrofico facesse
confusione.
Kormakur, regista islandese impiegato
da Hollywood per action movie, si cimenta con una crew di attori
interessanti a cercare di dare spettacolo e veridicità alla classica
storia vera che propina le gesta di un gruppo di scalatori in parte
professionisti che cercano di superrasi chi per i più svariati
motivi in un crescendo che porta l'Everest ad essere
straordianriamente sovraffollato.
C'è tanto in due ore di film, ma il
problema fondamentale è che l'avventura è in seondo piano rispetto
ai sentimenti e soprattutto dall'arrivo della tempesta così che i
pianti e la disperazione creano più ansia delle gesta dei numerosi
personaggi con cui i protagonisti si ritrovano a cerccare di
sopravvivere.
Con titoli come il posto più
pericoloso della terra e alcune ricostruzioni digitali palesemente
finte oltre un lavoro di post-produzione che poteva essere svolto
meglio, Everest sembra interessato in particolar modo a rispondere
alla domanda, di tutti i personaggi, di cosa sia necessario
sacrificare per avere la determinazione richiesta per affrontarla.
Se poi contiamo la totale mancanza di
sceneggiatura e di regia, allora rimane ben poco e probabilmente gli
spettatori preferiscono come Scott darsi all'alcool per cercare di
giustificare tale assenza di intenti.
Everest è un'occasione davvero
mancata, contando che il discorso uomo-montagna è un tema
appasionante che poteva essere sfruttato meglio, soprattutto contando
il budget mastodontico e il soggetto.
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