Titolo: Escobar-Paradise Lost
Regia: Andrea Di Stefano
Anno: 2014
Paese: Francia
Giudizio: 4/5
Nick segue il fratello nel sogno di
vivere in Colombia, sulla spiaggia, in un vero e proprio paradiso
terrestre. Lì conosce Maria, di cui s'innamora perdutamente. Ci sono
però alcuni problemi con due fratelli del posto, che non amano
l'idea che dei canadesi vivano nel loro bosco. Nick ne parla una sera
con l'amatissimo zio di Maria, un uomo dal carisma insuperabile, che
riesce nella magia di occuparsi generosamente del suo paese come
della sua famiglia. Il giorno dopo, i focali fratelli piantagrane
vengono trovati appesi a testa in giù, carbonizzati. Perché lo zio
di Maria è Pablo Escobar, e nessuno sfugge a Pablo Escobar. Per
Nick, il sogno d'amore e libertà cede progressivamente il posto al
peggiore degli incubi.
A grandi attori spettano memorabili
performance.
Benicio Del Toro è ovviamente uno di
questi con la maiuscola per la sua capacità di entrare dentro i
personaggi e farli suoi.
Andrea Di Stefano è un attore italiano
trasferitosi a New York che esordisce con questo solido e robusto
film che oltre portare in vita parte della biografia di Escobar,
riesce nell'ardua impresa di convincere e creare un film
indiscutibilmente riuscito, analizzandolo sotto profili diversi.
Del Toro deve essere rimasto
affascinato dal progetto tanto da aver aiutato lo stesso regista
nella campagna per ottenere fondi. Di Stefano con 25 milioni di
budget crea un'opera molto ambiziosa che non cede mai il passo
all'inverosimilità ma scandisce un arco temporale con una tensione e
una suspance eccellente. Da notare come nel film non compaia nemmeno
un produttore italiano ma in particolare Francia, Spagna e Belgio a
fare da padrone.
E ora Escobar, quell'uomo che parlava
con Dio prima di ordinare i più atroci massacri, che cantava
struggenti canzoni d'amore alla moglie, che leggeva le fiabe ai
figli, ma non si fidava nemmeno dei collaboratori più stretti.
Il lato interessante del film, al di là
della parentesi sulle caratterizzazioni purtroppo lacunose, quando
non c'è un attore in grado di tenere testa a Benicio, è quello di
creare una storia d'amore, una geografia della Colombia, tanti piani
temporali che nonostante tutto non danneggiano la narrazione, un
tessuto sociale in cui nemmeno i familiari conoscono il patron e
infine le scelte di Nick, del fratello, della fuga e dello sgomento
di fronte a un incubo e un viaggio negli inferi che non può che
portare ad una sconfitta.
Forse qualche altro regista avrebbe
cambiato il finale, mostrando Nick forte e risoluto, mentre invece il
regista ha scelto grazie anche ad una sceneggiatura molto attenta a
delineare limiti e a non creare paradossi, di scegliere la strada più
reale e vera, quella che in fondo fa più male ma mostra purtroppo la
sintesi delle maschere del narcotraffico e del potere dilagante della
corruzione.
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