Titolo: Creed 2
Regia: Steven Caple Jr.
Anno: 2018
Paese: Usa
Giudizio: 3/5
Adonis Creed ha tutto. Tutto quello che
un atleta e un uomo possono desiderare: il titolo di campione del
mondo dei pesi massimi e l'amore di Bianca, a cui chiede di sposarlo.
Ma a un passo dalla felicità, il passato torna e lo sfida. Il suo
fantasma ha il volto e i muscoli di Viktor, figlio di Ivan Drago, che
trentaquattro anni prima ha ucciso suo padre sul ring. Sconfitto da
Rocky Balboa, abbandonato dalla consorte e dimenticato dal suo paese,
Ivan cresce il figlio a sua immagine e cerca il riscatto al suo
fianco. Adonis accetta di combattere contro Viktor ma Rocky non ci
sta. Almeno fino a quando il suo pupillo non comprenderà la sola
cosa per cui valga la pena incassare pugni e assestarne: la famiglia.
Ci sono numerosi fan di Rocky. A me è
sempre sembrata una lagna lunghissima e inespressiva come il suo
protagonista.
Creed 2 è un sequel di una serie di
sei film. Una lunga ed eterna storia d'amore tra Stallone e la boxe e
tutti quelli che sono arrivati dopo (figli, nipoti, mogli morte,
vecchi nemici che tornano, glorie che nascono), una soap opera in
pieno spirito yankee.
Ora i perchè del film sono chiari e
lampanti come il bisogno di chiudere un dittico che alla fine poteva
essere molto peggio e così per fortuna non è stato.
Il problema per me è sempre uno:
scegliere per chi tifare. Come per la Guerra Fredda che qui ha
diversi motivi per cui possa essere collegata, ho da sempre preferito
i russi e in più Viktor Drago ha una storia molto più interessante
del suo rivale Adonis Johnson che come il suo attore Michael B.
Jordan risulta fastidiosissimo.
Si ribaltano i ruoli. I russi sono i
poveri e reietti sconfitti rintanati in Ucraina con i loro sensi di
colpa mentre in America abbiamo il ricco pugile della middle class
che sembra un ormone impazzito sbattuto qua e là.
Il film non regala nessuna sorpresa, i
dialoghi sono stucchevoli come non mai, Stallone a differenza di
Lundgren, sembra molto più in là con l'età, è tutto dall'inizio
alla fine suona esageratamente convenzionale dove anche quando Drago
nel finale getta la spugna sembra per certi versi ridicolo.
Un film che il pubblico e il botteghino
voleva e il risultato è appunto quello che il botteghino e il
pubblico esigevano.
Uno degli accessori che ho apprezzato e
non mi aspettavo è stato quello di Ludwig Gorannson di rispolverare
il celebre tema di Bill Conti.
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