Titolo: Blind Loves
Regia: Juraj Lehotsky
Anno: 2008
Paese: Slovacchia
Giudizio: 3/5
Slovacchia, 2005. Il film segue tre
anni nella vita di quattro persone cieche: Peter, insegnante di
musica e compositore che condivide la sua vita con Iveta; Miro, un
playboy della Roma che vive a casa con sua madre e frequenta Monika
nonostante la disapprovazione dei suoi genitori; Elena, che sta
aspettando con ansia il suo primo figlio e infine Zuzana, che ha
appena iniziato una scuola integrata ma si trova in cerca di amore e
amicizia online.
L’amore può essere dolce,
stupido, e, a volte, può anche essere cieco… Trovare il proprio
posto in questo mondo non è cosa facile per nessuno, ma quanto è
più difficile quando si è non-vedenti? La “visione” delle
persone cieche è pura ed essenziale, e spesso anche spiritosa. Fa
scoprire una nuova dimensione sul senso della felicità.
Originale, così
andrebbe definito il documentario del regista slovacco.
Un'opera con vari
aspetti e scene surreali (basti pensare alla citazione dell'ATALANTE
di Jean Vigò) in quella scena onirica e bellissima in cui Peter
scende nei fondali marini e trova una piovra gigante.
Un film che spesso
lascia disorientati proprio per la materia che tratta ovvero di come
i cechi percepiscono il mondo. L'idea di aver fatto un film corale
con diversi siparietti e descrivendo microcosmi molto diversi ma
accomunati dalla cecità è un'idea valida e molto profonda che trova
vari aspetti su cui fermarsi a riflettere.
Ad esempio una
scena che identifica l'ansia e la paura ma allo stesso tempo diventa
un aspetto della quotidianità della vita di questi protagonisti è
quella della discoteca dove lei viene invitata a ballare da uno
sconosciuto e il compagno per un attimo teme che possa succederle
qualcosa, chiedendosi in maniera del tutto pertinente perchè mai uno
che vede dovrebbe chiedere di ballare ad una non vedente. Un'opera
che fa luce su degli aspetti per noi completamente nuovi dove la
percezione del mondo vista dalla loro parte spesso è più essenziale
e intuitiva di quanto si pensi soprattutto se può dar luce e forma
ad una nuova dimensione di realtà.
Dei quattro
capitoli o delle quattro storie è solo l'ultima a esprimere e
descrivere la solitudine e la tristezza mentre nelle altre il bisogno
o l'urgenza è forse proprio quella di concepire l'ironia alla base
dei rapporti di coppia o quelli madre/figlio che esprimono tenerezza
ed empatia e forse una delle uniche armi che noi tutti abbiamo per
vivere sereni la nostra esistenza.
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