Titolo: Attacco al potere
Regia: Antoine Fuqua
Anno: 2013
Paese: Usa
Giudizio: 1/5
Mike Banning è un agente della
sicurezza al servizio del presidente degli Stati Uniti d'America.
Brillante e intraprendente, è ben voluto dalla First Lady e da suo
figlio, un ragazzino di pochi anni che sogna un giorno di servire il
Paese. Alla Vigilia di Natale la donna muore in un tragico incidente,
'sacrificata' insieme a due agenti per salvare la vita del
presidente. Sollevato dall'incarico e costretto dietro alla
scrivania, Mike conduce una vita ordinaria a cui proprio non riesce
ad abituarsi. L'attacco alla Casa Bianca da parte di un gruppo di
estremisti nord coreani, che vorrebbero 'detonare' gli States, gli
offre finalmente l'occasione di tornare operativo. Sopravvissuto ai
colleghi caduti come mosche nei corridoi della residenza
presidenziale, Mike prova a raggiungere il bunker dove il Presidente
è tenuto in ostaggio con il suo staff. Mentre l'America trattiene il
respiro, l'agente Banning si riprende gloria e reputazione.
Classico action americano esagerato e
reazionario.
“Gli Stati Uniti d’America non
negoziano con i terroristi”.
L'ultimo film di Fuqua, regista
specializzato nell'action a stelle e strisce con all'attivo forse un
paio di film menzionabili sicuramente non regala gloria e onore a
nessuno meno che mai il paese al mondo che non può per storia e
bisogno fisiologico, fare a meno della guerra che sia in casa o
fuori.
Il problema di questi film estremamente
propagandistici di stampo nazionalista e che purtroppo finiscono
sempre per cospargere di ridicolo e di pericoloso qualsiasi paese che
in un epoca storica o in un'altra colpisce gli interessi yankee,
diventandone nemico da bombardare con i media ancora prima che con la
forza bellica militare, e quello per cui spesso e volentieri
piacciono e la gente legittima le azioni dei suoi protagonisti
vedendole come le uniche possibili.
Banning è il tipico esempio di un
conservatore che sa di aver fatto la cosa giusta per il suo padrone
ma ha dovuto pagare un prezzo. Vive con la speranza che qualcosa di
brutto possa capitare al suo stesso presidente per poter riavere
fiducia. Sembra la storia di uno di quei cani tanto fedeli al loro
paese che per amore incondizionato non riesce mai a ragionare o
provare a pensare al significato delle sue azioni.
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