Claire, mentre indaga su un caso di abusi su minori, scopre che la famiglia è tormentata da un'entità soprannaturale
They live in the grey già dal nome assurge come una sorta di condanna per una donna fragile con il dono di vedere i morti e quasi tutte le loro raccapriccianti sorti. Claire lavorando come assistente sociale sugli abusi a danno dei minori è sempre combattuta tra una deontologia professionale e l'empatia di essere stata anche lei madre e questa particolarità emerge molto sia in aula di tribunale che durante le sue incursioni a casa delle famiglie disfunzionali dove arriva come una sentenza senza nessun avvertimento.
Il film dei fratelli Vang si ispira a molte fonti ma cerca in se quel guizzo per cercare di ritagliarsi un posto suo nel genere e riesce tuttavia a farlo anche se con un ritmo molto lento e una narrazione che non sempre riesce a creare quell'atmosfera da lasciare ipnotizzato lo spettatore. Quando ci riesce come nelle dure manifestazioni degli spiriti vendicativi o nel delirio che rischia di far sprofondare Claire in un limbo di follia, allora il film grazie anche ad una messa in scena sterile, elegante e senza mai mettere l'acceleratore, funziona con un finale amaro come le scelte e il compromesso che la protagonista dovrà accettare
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