martedì 19 novembre 2024

Hellboy-Crooked Man


Titolo: Hellboy-Crooked Man
Regia: Brian Taylor
Anno: 2024
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Hellboy e un agente alle prime armi del BPRD rimangono bloccati nelle zone rurali degli Appalachi degli anni '50 e scoprono una piccola comunità infestata dalle streghe, guidate dall'Uomo Storto.
 
Ci sono tanti Hellboy e per fortuna tutti belli. Il mio preferito, quello più fracassone è quello di Neil Marschall HELLBOY. I meglio narrati e più fantasy sono certamente quelli di Del Toro HELLBOY e HELLBOY 2 GOLDEN ARMY e poi ci sono i più fedeli HELLBOY ANIMATED-SWORD OF STORM. Quest'ultimo a suo modo ha il suo perchè. Sceglie un'altra faccia (forse la meno convincente) per un film con un budget certamente più limitato così come ristrette solo le scelte di dove indirizzare la storia e la trama. Magia nera, vodoo, streghe, trasformazioni, body horror, rituali, sacrifici, elementi magici e molto altro ancora. Incubi, portali, flash back, dove il nostro anti eroe si troverà a fare i conti ancora una volta con le sue origini, a combattere Satana, a diventare co-protagonista di un uomo alla ricerca della sua amata e di come rispedire all'inferno le creature che infestano i boschi da dove non sembrano poter uscire i nostri protagonisti.

Buco-Capitolo 2


Titolo: Buco-Capitolo 2
Regia: Galder Gaztelu-Urrutia
Anno: 2024
Paese: Spagna
Giudizio: 4/5

Nella prigione verticale composta da 333 livelli dove il cibo scende dall'alto su una piattaforma e dove riescono a sfamarsi soprattutto quelli che si trovano ai piani superiori, è arrivata Perempuàn. La donna, un'artista che ha deciso di sottoporsi volontariamente al progetto perché tormentata dal senso di colpa per una tragedia avvenuta nel corso di una mostra delle sue sculture, condivide la cella con il matematico Zamiatàn che si trova inizialmente al piano 24. Lui vorrebbe sempre mangiare la pizza, si rade spesso il corpo ed è tormentato dalla soluzione impossibile della radice quadrata di -1.
 
Il sequel del primo capitolo non sapevo nemmeno che fosse stato messo in cantiere. Il risultato è ancora meglio del primo che già non era male ma questo capitolo è a tratti ancora più distopico, estremamemte violento, cinico, grottesco, splatter, gore. Ci mette tutta la cattiveria possibile mostrando personaggi ancora più perfidi ormai completamente impazziti da questo esperimento e costretti a seguire delle regole ferree che non concedono speranza e salvezza per nessuno.
Qualsiasi piano è pericoloso. Il cibo quando c'è è pericoloso e crea disordine e trasgressione. I morti aumentano in maniera sporadica e si cercano torture ai limiti della concezione.

Confidenza


Titolo: Confidenza
Regia: Daniele Luchetti
Anno: 2024
Paese: Italia
Giudizio: 4/5

Pietro, professore di liceo amato dai suoi studenti, trova l'amore, nel senso pieno del termine, con Teresa, un'ex studentessa. Da quando lei gli propone di confidarsi reciprocamente un segreto mai rivelato a nessuno le cose cambieranno profondamente. Diventeranno entrambi famosi ma la consapevolezza di ciò che Teresa sa e che potrebbe rivelare perseguiterà Pietro.

Confidenza dimostra perlomeno come alcuni film psicologici e sul sociale nostrani abbiano pochi competitor. Lucchetti e Germano, una coppiata assodata che ancora una volta dimostra pathos e una scelta di un soggetto difficile tutto fatto di intenzioni, gesti, sguardi e dialoghi intensi e mai banali.
Confidenza ha uno dei finali più belli visti quest'anno, uno di quelli per cui vorresti scomparire o perlomeno non essere nei panni di qualcuno. Luchetti ha lavorato non solo sull'espressività ma anche sui movimenti dei loro corpi come, per esempio, nella scena in cui Teresa, ancora studentessa, rifiuta il passaggio in macchina o in quella in cui Pietro è imbarazzato quando è con lei davanti a un gruppo di amici. I modi, le azioni, i comportamenti, i sotterfugi tutto lascia delle complicazioni che il film anche grazie ad un sapiente lavoro di montaggio crea e disfa diventando quasi un giallo nella sua struttura e nel dove voglia andare a parare


Its what inside


Titolo: Its what inside
Regia: Greg Jardin
Anno: 2024
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Una festa prematrimoniale si trasforma in un incubo esistenziale quando un amico che nessuno vedeva da tempo si presenta con una valigia contenente un misterioso dispositivo in grado di indurre lo scambio di corpi. Il gruppo cade nella tentazione di partecipare a un gioco perverso e scopre verità nascoste, desideri repressi e rancori profondi.
 
Ogni tanto Netflix tra le sue proposte quasi tutte uguali e fatte con lo stampino se ne arriva con qualche titolo niente male. E' questo il caso di un horror per alcuni aspetti atipico, perchè prima di tutto non è un vero horror, parla di scambi di corpi strizzando l'occhio alla scifi, parla di un macchinario strano ed è molto furbetto nel gestire la sceneggiatura soprattutto nel finale con qualche twist inaspettato e un climax divertente. Un ritrovo, quasi solo ed esclusivamente una location, scoperte, innamoramenti, segreti inconfessati e tanti dialoghi dove ovviamente ognuno nel corpo di un altro tira fuori quanto di più sbagliato sia nelle sue corde o con la sola intenzione di vendicarsi di qualche torto subito. Bravi gli attori perchè alla fine forse quella del cast per un film dichiaratamente di genere, era la cosa più difficile da gestire come quella di mettersi nel panni di un altro. David W.Thompson spesso scelto da Saulnier rimane il più azzeccato.

Autosufficienza


Titolo: Autosufficienza
Regia: Jake Johnson
Anno: 2023
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

La vita di un uomo di mezza età diventa una lotta per la sopravvivenza quando potrebbe vincere un milione di dollari sfuggendo ad alcuni assassini per 30 giorni in un reality del dark web.
 
Autosufficienza segna l'esordio alla regia per Jake Johnson, regista, protagonista, produttore e quant'altro. Un comico che sta cercando il successo facendo molta difficoltà in un panorama mai così sovraffollato. Questo indie è davvero simpatico e apprezzabile. Una corsa contro il tempo anzi a non farsi prendere prima della fine della scommessa. Un protagonista Tommy che rappresenta perfettamente l'uomo medio americano con tutte le sue fisime mentali, le sue paranoie e i complottismi vari che lo caratterizzano. Un personaggio reale, vivo, insicuro e fragile che decide, non avendo nulla da perdere, di intraprendere questa gara che lo porterà a scoprire se stesso, l'amore e una galleria di personaggi assurdi quanto dolci e grotteschi. L'opera ha pochissime cadute di stile, fa ridere ma non per ciò che Tommy dice ma per quello che gli succede in maniera tragicomica senza arrivare ai fasti di Beau ma cercando comunque una sua formula più coerente con la realtà

Alien Romulus


Titolo: Alien Romulus
Regia: Fede Alvarez
Anno: 2024
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Rain e il suo androide Andy, che lei cerca di far passare per il proprio fratello, cercano di lasciare la grigia e mefitica colonia mineraria dove vivono per andare su un pianeta in cui si vede il sole. Ma la Weyland-Yutani li incastra con una contraffazione del loro contatto e così non hanno altra scelta che accettare la proposta dell'amico Tyler: rubare alcuni moduli criogenici da una stazione di ricerca spaziale della Weyland-Yutani, per affrontare in proprio il viaggio verso un altro pianeta. La stazione divisa in due sezioni, Romulus e Remus, è abbandonata e prossima a distruggersi nello schianto con un anello planetario, ma ospita i resti di un androide e soprattutto le tracce delle inquietanti creature che hanno massacrato l'equipaggio.
 
Romulus si interseca tra il primo e il secondo capitolo della saga. Il primo atto, ovvero quello privo d'azione, è il migliore dove scopriamo come è strutturato il pianeta, le risorse, la sofferenza dei cittadini e degli operai e tanti elementi scifi interessanti dove il budget non lesina e la fotografia riesce a impreziosire l'atmosfera. Quando l'allegra brigata di lestofanti raggiunge la stazione spaziale, Alvarez sembra lasciarsi prendere dall'azione più sfrenata dove l'importante non è giocare con la suspance ma sbattere in faccia xenomorfi e tutto il resto diventando una battaglia dove sappiamo già chi rimarrà in vita e il perchè. Interessante il ruolo di Andy, la sua struttura e come cambia non appena entra in sintonia con un altro androide che si impossessa dei suoi dati.
Gli alieni sono fatti divinamente ma si poteva fare di più con la storia senza per forza soprattutto nel finale diventare un caos stellare tra esplosioni e battaglie all'ultimo sangue

Wolfs-Lupi solitari


Titolo: Wolfs-Lupi solitari
Regia: Jon Watts
Anno: 2024
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Una donna di potere, figura nota della scena politica, si porta in camera un ragazzino in un hotel di lusso di New York City e, poco tempo dopo, il pavimento è costellato di vetri rotti e di sangue, e del corpo del giovane privo di sensi. Come uscire puliti da un affare tanto sporco? Chiamando l'unico uomo che può risolvere il problema. Un 'fixer' di cui non si sa e non si deve sapere né il nome né altro. Un professionista senza eguali, un lupo solitario. Peccato, però, che si presentino in due, con le medesime caratteristiche. Com'è possibile? Non c'è tempo per reclamare l'esclusiva, la notte è breve, il caso scotta, e ai due 'Wolf' non resta che collaborare.
 
Wolfs-Lupi solitari mette affianco due veterani dai tempi di Soderbergh. Due attori che cercavano sempre di rubarsi la scena in passato per dimostrare chi c'è l'avesse più lungo. A distanza di anni entrambi anche se invecchiati rimangono due sex-symbol, dimostrano di avere un certo affiatamento e una buona complicità per una commedia che pur non riuscendosi mai ad elevare dimostra di saper intrattenere a dovere con una storia derivativa verso il terzo atto (la scena del compleanno della figlia del boss è una macchietta a tutti gli effetti) ma che strappa qualche risata almeno nella scena del folle inseguimento o nel ritrovamento iniziale del "cadavere" nell'hotel.

Starve Acre


Titolo: Starve Acre
Regia: Daniel Kokotajlo
Anno: 2023
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 3/5

Richard e Jules si trasferiscono nella campagna inglese nella speranza che l'ambiente faccia bene al figlioletto Owen. La zona però è oggetto di inquietanti leggende...
 
Starve Acre aveva diversi motivi per rimanere ancorato tra i folk horror più interessanti visti negli ultimi anni eppure spreca in più di un'occasione questa possibilità con dei buchi di sceneggiatura che mi hanno sinceramente lasciato perplesso. La scienza contro il soprannaturale, l'isteria collettiva di una coppia che cerca di dare un senso ad un dolore che ormai ha prevaricato e che non sembra placarsi. Ognuno sceglie la propria strada. Il professore di storia antica rifacendosi a miti e leggende, scoprendo come ridare vita ad un coniglio ma senza per questo rimanerne stupito o dando una possibilità all'irrazzionalità. Dall'altro una moglie che cerca di darsi risposte con l'aiuto di una chiromante, sondando il dolore e provando a mettersi in contatto con il figlio defunto. Mi è piaciuta in parte la lentezza, questo evolversi e dipanarsi piano dei fatti resi in maniera inquietante come quella del coniglio ma senza mai eccedere usando poca c.g e lasciando mischiare anche se in maniera limitata horror e folklore.

Beetlejuice Beetlejuice


Titolo: Beetlejuice Beetlejuice
Regia: Tim Burton
Anno: 2024
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

L'ex adolescente Lydia Deetz è cresciuta, ma non ha perso l'abilità di vedere i fantasmi; solo che adesso la sfrutta per portare visibilità e soldi al suo show televisivo: "Ghost house". La morte rocambolesca e improvvisa del padre, la riporta a Winter River, insieme alla figlia Astrid e alla matrigna Delia, per un ultimo saluto al defunto, proprio nel momento in cui viene visitata, a distanza di trentacinque anni, dalle sgradite apparizioni dell'incontenibile Beetlejuice, del quale sperava di essersi liberata per sempre.
 
Burton non è uno da sequel e il film in questione tra tutti i suoi fatti era forse uno di quelli che meno si prestava in assoluto ad un sequel soprattutto così tanti anni dopo. Gli hype come sempre erano molto forti per un film che quando uscì nel '88 non venne considerato a dovere quando invece rimane uno dei film più importanti dell'autore nella sua incredibile carriera. Diciamo che poteva essere molto peggio ma di quelle atmosfere dark e horror e scifi per certi versi non è rimasto nulla o ben poco. Burton non doveva misurarsi e accontentare le aspettative di un target che mettesse tutti d'accordo facendo il suo film e sapendo bene che poteva essere un flop.
Questo film è pensato per il botteghino, per inserire una galleria incredibile di personaggi ma imbroccandone pochi, cercando di accontentare tutti, togliendosi qualche soddisfazione, ampliando la storia anche se spesso in maniera disfunzionale e creando troppi twist narrativi a volte fine a se stessi e non perfettamente seguendo un ordine logico legato al predecessore.


Blinke Twice


Titolo: Blinke Twice
Regia: Zoe Kravitz
Anno: 2024
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Slater King, un magnate colpevole di un comportamento deplorevole e di un abuso di potere del quale si è scusato pubblicamente si dimette da CEO e fonda un ente di beneficenza che porta il suo nome. Slater ha affrontato un percorso di terapia psicologica atto a rimuovere i traumi del proprio passato e ha comperato un'isola dove trascorrere il suo tempo libero. Ad un incontro della Fondazione King incontra Frida, una donna che lo idolatra, e la invita a fare una vacanza sulla sua isola insieme all'amica Jess: entrambe si uniranno al gruppetto di ospiti vip che ha come unico scopo quello di divertirsi in quell'oasi di bellezza e privilegio. Ma non è tutto oro quello che luccica, e Frida e Jess si renderanno conto che quel luogo incantevole nasconde terribili segreti e ingenera un'inspiegabile inquietudine.
 
Blink Twice è un duro attacco al patriarcato, alla misoginia, al controllo dell'uomo sulla donna e una metafora interessante sullo schiavismo sessuale e non. E' un film di genere che si muove fra horror e revenge femminista, con tanto splatter e una buona percentuale di humour diventando interessante sotto molti aspetti ma senza riuscire a convincere del tutto, come se la componente mistery e del giallo, oppure la non propriamente indagine delle due protagoniste, risulti avvincente solo a tratti. Un mistery horror provocatorio e forse troppo ambizioso dove la regista si scontra con un film dichiaratamente politico pieno di allusioni e di elementi interessanti, confezionato ad hoc e in grado di regalare molto spettacolo ma allo stesso tempo fa un passo indietro nel come sciorina la suspance, come non sempre l'atmosfera riesca in fondo a regalare paura e mistero.
Un film senza dubbio difficile che la nostra nonostante tutto ha saputo portare a casa infarcendo nell'ultimo atto una piccola orgia di sangue

Shadows Strays


Titolo: Shadows Strays
Regia: Timo Tjahjanto
Anno: 2024
Paese: Indonesia
Giudizio: 3/5

Dopo una missione non pienamente riuscita in Giappone, 13 viene sospesa dall'Ombra, la società segreta per cui lavora. Poi incontra Monji, undicenne rimasto orfano, e si lega a lui. Quando il ragazzino viene rapito, lei entra in azione per ritrovare il suo unico amico, anche a costo di scontrarsi con il suo mentore e con l'organizzazione segreta di cui fa parte.
 
Tjahjanto è uno dei Mo Brothers ovvero coloro che hanno ridato spinta, vigore, mazzate, violenza e horror confezionando dei piccoli gioielli del cinema di genere. MACABRE, NIGHT COMES FOR US, KILLERS, HEADSHOT, MAY THE DEVIL TAKE YOU, MAY THE DEVIL TAKE YOU TOO, V/H/S 94, V/H/S 2. Insomma giovani, pieni di talento e di idee che si sono espresse perlopiù nell'horror e nelle arti marziali. Shadows Strays segue una sua politica d'autore lasciando spazio ai complotti, al revenge movie, alla final girls, alla resa dei conti, ad un'organizzazione spietata che agisce appunto come fantasmi senza lasciare tracce e dove di fatto 13 diventa la performer in grado di misurarsi con la stessa organizzazione e contro dei politici corrotti oltre che la malavita locale.
Dal punto di vista tecnico e delle maestranze coinvolte il film funziona molto bene, senza farsi mancare nulla, dove addirittura vediamo un ragazzino massacrato di botte per quasi tutto il film, dove di happy ending c'è ben poco sapendo che presto tutti moriranno. Però d'altra parte se confezionato molto bene la trama è di una banalità incredibile senza nessun vero colpo di scena, come quei quadri di un videogioco che vedi passare ma sai benissimo a cosa porteranno

El Correo


Titolo: El Correo
Regia: Daniel Calparsoro
Anno: 2024
Paese: Spagna
Giudizio: 3/5

Il film segue la vicenda di un truffatore e della sua ascesa ai vertici della corruzione che ha circondato la bolla immobiliare dopo l'arrivo dell'euro in Spagna.

El correo è l'ennesimo film sull'ascesa di un criminale che dal basso riesce a raggiungere i massimi vertici passando per la politica, gli omicidi, i tradimenti scegliendo le donne dei capi e molto altro ancora. Calparsoro è il Sollima spagnolo, quello che sembra avercela fatta se non altro perchè il film è confezionato in maniera ineccepibile con una messa in scena formidabile e un impiego di moltissimi mezzi e location. Calparsoro ha trovato in Luis Tosar una specie di attore feticcio se non altro per la totale malleabilità dell'outsider spagnolo. Del resto ha girato diversi film interessanti su commissioni e commistioni di genere da TUTTI I NOMI DI DIO, BOX 314, la serie ancora non tradotta da noi EL CASTIGO che promette non bene ma benissimo.
Un film eccessivamente formulaico nel suo riproporre per l’ennesima volta un plot basico, tanto che sembra di assistere ad una classica operazione di copia / incolla senza nemmeno quel pizzico di originalità nella gestione non soltanto degli stereotipati personaggi ma anche dei colpi di scena, uno più prevedibile dell’altro. Soltanto l’epilogo è parzialmente fuori canone, per quanto anch’esso non certo originale, e i numerosi riferimenti al contesto storico e sociale di una Spagna che prima ha affrontato l’entrata nell’Euro e poi la crisi economica globale sono troppo superficiali per risultare effettivamente appassionanti.
Con El Correo ci troviamo davanti ad una pellicola stanca, un’inflazionata rivisitazione di quegli action-thriller che vedono come protagonista un ragazzo proveniente dal mondo del proletariato arrivare a guadagnare una caterva di soldi grazie al suo fiuto per gli affari criminali, per poi spenderli tra feste nei night club all’insegna della lussuria, belle macchine e hotel di lusso, senza pensare alle possibili conseguenze.

Crow (2024)


Titolo: Crow (2024)
Regia: Rupert Sanders
Anno: 2024
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

Eric Draven ha un passato oscuro del quale sappiamo solo che ha perso le persone e le creature che amava, e ora è internato in una struttura per la riabilitazione dalle tossicodipendenze. Shelly Webster è una ragazza che ha ricevuto un video compromettente, e lei e tutti coloro che hanno avuto parte in quel video sono entrati nel mirino di Mister Roeg, un uomo che si nutre del sangue delle creature innocenti nel tentativo di vivere in eterno e parla loro all'orecchio spingendole al suicidio. Per sfuggire a Roeg, Shelly viene catturata dalla polizia che la ricovera nella stessa struttura dove è rinchiuso Eric. I due si incontrano ed è amore a prima vista, ma dopo una parentesi di assoluta felicità vengono intercettati dai sicari di Roeg, che condannano l'una all'inferno, l'altro a vagare in una terra di mezzo e a cercare vendetta tornando nel mondo dei vivi come un non-morto capace di rigenerarsi - non senza dolore - all'infinito.

Sanders è un buon manovale ma per ora diciamo che resta tale senza avere guizzi sulle scelte di cosa girare e del perchè. Di questo film se ne è parlato troppo quando si sapeva benissimo cosa sarebbe stato e dove si andava a parare. Scontato, leggero, spensierato, ha fatto tutto il possibile per non essere il film con Brandon Lee prendendone le distanze e parlando di disagio tra due persone che si sono conosciute in una comunità per problemi mentali e sostanze. Quasi una doppia diagnosi.
La parte sicuramente più sprecata e utilizzata davvero in maniera becera è quella relativa a questa sorta di demone, l'antagonista, che a quanto pare è una sorta di pappone con un giro di prostitute a cui asciuga l'anima per continuare a sopravvivere. Detto così potrebbe anche sembrare interessante ma la resa è pessima come ambizioni e messa in scena.

venerdì 13 settembre 2024

Longlegs


Titolo: Longlegs
Regia: Oz Perkins
Anno: 2024
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

L'agente dell'FBI Lee Harker viene assegnato a un caso irrisolto di un serial killer che prende pieghe inaspettate quando rivela prove dell'occulto. Harker scopre un legame personale con l'assassino e deve fermarlo prima che colpisca di nuovo.
 
Bisogna ammettere che al suo quarto film Perkins dimostra di essere uno dei più grandi talenti dell'horror contemporaneo. Nonostante il suo cinema sia figlio di congiunture che di moderno hanno ben poco soprattutto nella scelta delle storie e nei contesti quanto invece lo risultino nella sperimentazione e nell'approccio. Longlegs è un thriller potente e impattante.
Una detective story, un poliziesco originale che non deve e non strizza l'occhio a niente e nessuno. Come sempre l'autore dimostra il suo talento spezzando le scene con momenti di inusitata violenza quando meno te lo aspetti. Crea rapporti simmetrici tra i personaggi come se un sottilo fil rouge li unisse condannandoli a scontare pene più grandi di loro, o a sottostare a meccanismi perversi.
La politica d'autore di Perkins sembra sempre più accostarsi in tempi e luoghi diversi su un punto fisso ovvero l'onnipresenza del male in tutte le sue forme. Quando c'è un potere così oscuro gli unici che si palesano sono i suoi servi e coloro che sembrano seguire rigidamente uno schema come quello dell'uomo dal basso e iniziare una mattanza che sembra un ciclo predestinato a non finire mai. Soprattutto dal momento che sfrutta un elemento soprannaturale così intenso e originale da depistare le tracce di ogni indagine perchè sembra il frutto di un assurdo incommensurabile.
Longlegs è uno degli horror candidati ad essere tra i più importanti dell'anno per la sua forma così singolare di impattare nello spettatore catapultandolo in un incubo di angoscia in cui non sembra mai essere chiaro il movente e l'emissario. Se ci mettiamo poi delle interpretazioni così intense da parte di tutti allora non resta che aspettare un'altra opera di Perkins

MaXXXine


Titolo: MaXXXine
Regia: Ti West
Anno: 2024
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

1985. Maxine è a Hollywood con l'intenzione fermissima di dare una svolta decisiva alla sua vita. Fa l'attrice nel cinema porno, ma si rende conto che è necessario mirare più in alto, passare al cinema "normale". A questo scopo partecipa a un'audizione per una parte nel seguito di un horror di serie B diretto da un'ambiziosa regista. Nonostante la sua provenienza dal porno possa essere un handicap, Maxine non demorde e ottiene il ruolo. Sembra l'inizio della sua realizzazione artistica, ma in città opera un feroce serial killer che ammazza a ripetizione anche pornostar colleghe di Maxine. Inoltre, un detective privato si fa vivo con toni insinuanti e minacciosi: la cerca per conto di qualcuno di potente, una figura misteriosa che emerge da un passato con cui Maxine dovrà fare i conti, mentre lotta per sopravvivere e diventare una star.
 
Ma quanti temi, contesti storici, rimandi, citazioni e tanto altro ancora il nostro caro Ti West riesce ad infondere nelle sue opere. MaXXXine viene accolto in maniera tiepida, forse perchè i due precedenti di una filmografia che finora non ha sbagliato praticamente nulla, erano stati tenutic come è ovvio che sia, in grossa considerazione. Per alcuni aspetti questo capitolo finale, se così possiamo definirlo, gli fagocita entrambi e alza ancora di più la posta mostrando un film che è un atto politico, un film sull'indipendenza e di emancipazione di una donna e sul fatto che sia libera di scegliere e superare alcune convenzioni di quel tempo che sembravano dogmi assoluti con effetti perversi e conseguenze inattese radicate in una certa logica malata di Hollywood.
Le sette, il satanic panic, lo snuff movie, il grande sogno americano, gli omicidi che rimandano al cinema italiano di Fulci e Argento ma anche De Palma e tutta quella nuova Hollywood che cita Schraeder e tutti gli altri crea un film rouge dove di mezzo troviamo detective perversi come John Labat, agenti che diventano protettori a tutto tondo come Teddy Night, i migliori amici "perchè sono quelli che non ti vogliono scopare" come Leon.
In MaXXXine c'è tanta violenza non detta, come se ogni dialogo esprimesse una prova per la nostra protagonista su che livello e gradino debba porsi per andare avanti e cercare di non finire in una discesa all'inferno che sembra accomunare il destino di chiunque le stia intorno
E' un horror senza porno, dove le uniche scene arrivano dalla stessa vhs inviata a Minx dove si vedono le scene di X

Bear-Season 3


Titolo: Bear-Season 3
Regia: AA,VV
Anno: 2024
Paese: Usa
Stagione: 3
Episodi: 10
Giudizio: 4/5

La terza stagione di The Bear si apre con un episodio suggestivo e spiazzante: dopo la frenesia della puntata che chiudeva la stagione precedente, durante la quale Carmy rimaneva chiuso - proprio nel giorno più importante della sua vita - nel frigo, Tomorrow è un lungo, alienante e suggestivo flashback. Un episodio sul passato per lo più muto, composto dei frammenti della sua esperienza come apprendista chef nelle cucine dei ristoranti stellati di New York, Copenhagen, Yountville e Chicago (tornano in due camei gli chef interpretati da Joel McHale e Oliva Colman) collegati dall’incessante, mesmerizzante colonna sonora di Trent Reznor e Atticus Ross. Per poi tornare, nei nove episodi rimanenti, ai consueti ritmi indiavolati del ristorante creato da Carmy e Syd.

Con un pilot stupendo e sorprendente si apre un'altra stagione della serie tra le migliori mai uscite finora nel panorama seriale. L'episodio filler o recap per alcuni superfluo mostra come tutto in questo episodio è perfettamente calcolato con assoluta perizia, struttura narrativa, fotografia, montaggio, l'utilizzo della musica praticamente senza dialoghi. Tre quarti delle inquadrature sono completamente inedite e raccontano alcuni lati ancora non mostrati del lutto di Carmy per il suicidio del fratello e il conseguente rifugio nella cucina, mondo che lui ama ma che usa per rifugiarsi in un luogo in cui può non autorizzarsi a stare male. E qui tocca aprire una parentesi su Claire.
A chiunque sarebbe piaciuto scoprire come poteva evolversi la situazione ma è ancora più interessante una serie che resta fedele a se stessa e alla sua narrazione della vita vera perchè a volte le cose le mettiamo in pausa senza concedercele. I camei sono fantastici a partire da tutti i personaggi che ritroviamo come alcuni componenti della famiglia Berzatto con l'episodio in cui Michael e Richard conoscono Tina nella tavola calda ( un episodio davvero commovente in cui scopriamo la forza di volontà e temerarietà di Tina che d'altronde non sorprende come nelle precedenti puntate) l'episodio del parto con una sempre in forma smagliante Jamie Lee Curtis e poi l'episodio clamoroso della dipartita di chef Terry, un'Olivia Colman al top, e tutta la galleria di personaggi e come si svolgono gli eventi. The Bear cambia, trova sempre sentieri diversi e spiazzanti, non è mai mono tono ma cerca di trovare nuovi linguaggi e sistemi di messa in scena. Per questo rimane il top.

Hit-Man-Killer per caso


Titolo: Hit-Man-Killer per caso
Regia: Richard Linklater
Anno: 2023
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Gary Johnson è il killer professionista più ricercato di New Orleans. Chi lo assolda per uccidere la moglie o un socio ingombrante, però, farebbe meglio a guardarsi le spalle. Johnson, infatti, dietro i tanti travestimenti che indossa, è un professore universitario e un collaboratore della polizia. Dotato di un talento naturale per l'interpretazione drammatica, incastra uno dopo l'altro i suoi malcapitati clienti e li consegna alla giustizia. Le cose si complicano, però, quando incontra e s'invaghisce della bella Madison, disposta a tutto pur di liberarsi di un marito violento.
 
Hit-Man è un piccolo gioiello di scrittura e messa in scena. Un film apparentemente semplice messo però negli intenti di Linklater che riesce a cogliere e far emergere sfumature notevoli e profonde ovunque metta mani e idee.
Una commedia romantica, un thriller, tutto incentrato sul palcoscenico della vita dove chiunque, se in grado, può mettersi in gioco e dare prova di essere un grande attore. Glen Powell protagonista e co-sceneggiatore deve essersi veramente divertito un mondo dando la possibilità al suo personaggio di mascherarsi e smascherarsi, interfacciarsi con varie realtà potendo creare e crearsi al meglio un personaggio che tra realtà e finzione cerca di trovare un equilibrio difficilissimo. Un film davvero esilarante, pieno di gag, con dei dialoghi sempre approfonditi e un ritmo pazzesco.
Un film che travestendosi da comedy riesce però ad essere temerario e drammatico quanto deve con alcune scene e soprattutto colpi di scena e rese dei conti quasi glaciali
Un film davvero frizzante, moderno, pieno di vita, in grado di ammaliare e di confondere, di renderci spettatori di una bellissima storia di amore e di giustizia

Kinds of Kindness


Titolo: Kinds of Kindness
Regia: Yorgos Lanthimos
Anno: 2024
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 4/5

Tre episodi, legati tra loro dal cast (ma con personaggi differenti) e da situazioni ricorrenti. Nel primo episodio un impiegato viene incaricato dal suo capo di uccidere un uomo: fallisce nel tentativo ed è costretto ad adottare stratagemmi sempre più assurdi per riparare il danno. Nel secondo un poliziotto è convinto che la moglie, scomparsa per mesi e poi ritornata dopo un viaggio, sia stata sostituita da una sosia. Nel terzo due adepti di una setta sono alla ricerca di una donna che ha il potere di restituire la vita ai morti.
 
I film a episodi quasi sempre gli adoro. Danno la possibilità di trasformare e allungare alcune storie. Intersecare e riempire di collegamenti tra un episodio e l'altro. Tutto questo in mano a un Lanthimos ritornato meno romantico e più avvezzo al grottesco non poteva che partorire qualcosa di sofisticato e per nulla immediato. Sono tre mediometraggi complessi, per certi aspetti coheniani dove gli echi e i rimandi di esseri umani portati ormai al devasto, che cercano conforti in qualsiasi modo pur di non sopperire all'ansia e alla depressione. Qui alcune formule di rito sono davvero glaciali portando i personaggi ad essere cavie da laboratorio dove non ci si fa mancare nulla dal sesso molto spinto, orge, l'abiezione più totale dove ci si priva di arti, si passa al cannibalismo e si arriva a compiere omicidi efferati. Azzeccatissimo il cast dove Jesse Plemons riesce a dare quel piccolo contributo in più riuscendo a dare carattere e dimostrando di essere uno dei più grandi attori di questo periodo.


Immaginario


Titolo: Immaginario
Regia: Yoshiyuki Momose
Anno: 2022
Paese: Giappone
Giudizio: 4/5

Un amico immaginario deve tornare dal suo creatore prima di essere dimenticato o catturato da un uomo malvagio
 
Senza scomodare i faraoni dell'animazione come Kon Satoshi che ancora adesso piangiamo per la sua anticipata dipartita, il film di Momose è la consacrazione di quanto possa spingersi la voglia di riflettere sul potere salvifico dell'immaginazione. Per questo solo in piccolissimi momenti ho pensato a quel capolavoro di PAPRIKA. Qui ci troviamo di fronte ad un gran bel film, sontuoso, spettacolare, pieno di mezzi e risorse, di mondi e una galleria di personaggi esaustiva.
C'è un nemico molto potente, c'è la paura di crescere e di non essere creduti dagli adulti, c'è da parte di questi ultimi la rassegnazione e la voglia di razionalizzare troppo. C'è un passaggio di consegne che nel secondo atto cambia drasticamente mondo e piano di realtà. Ci sono colpi di scena, mentori magici, scene d'azione, di inseguimenti, di fuga da qualcosa che sta spegnendo l'immaginazione nei bambini e di una creatura famelica che si ciba dei sogni e dei ricordi di questi ultimi.
Spero che questo film abbia il suo dovuto spazio per farsi largo e dire la sua in un genere quello d'animazione fantasy che non è mai appassito ma qui si punta molto in alto con metafore importantissime che sono alla base per la comprensione dei personaggi come Amanda che crea mondi e amici immaginari per elaborare un brutto lutto appena capitato

Oddity


Titolo: Oddity
Regia: Damian Mc Carthy
Anno: 2024
Paese: Irlanda
Giudizio: 4/5

Quando Dani viene brutalmente assassinata nella remota casa di campagna che lei e suo marito Ted stanno ristrutturando, tutti sospettano che si tratti di un paziente dell'istituto di igiene mentale locale, dove Ted è medico. Tuttavia, poco dopo il tragico omicidio, il sospettato viene trovato morto. Un anno dopo, Darcy, la sorella gemella cieca di Dani, sedicente sensitiva e collezionista di oggetti maledetti, fa una visita inaspettata a Ted e alla sua nuova fidanzata, Yana. Convinta che l'omicidio di sua sorella sia avvenuto più di quanto si sappia, Darcy ha portato con sé gli oggetti più pericolosi della sua collezione maledetta per aiutarla a vendicarsi.
 
Oddity è un film molto d'atmosfera, originale, di quelli minimali, lenti che richiedono tempo per dipanare ritmo, storia e azione. E' un film con delle scelte interessanti, lo stesso esoterismo e le sue componenti vengono utilizzate in modo funzionale come quella sorta di Golem tenuto in casa, il rapporto con i suppelletti e la magia. Oddity è la prova che Mc Carthy dopo l'ottimo CAVEAT sceglie sempre storie anguste, in pochi spazi desolati e spogli. Questa è una sorta di revenge-movie dell'aldilà con toni da ghost story, di chi sta ancora cercando una pace dopo una morte ignobile.
Una sceneggiatura scritta come sempre in maniera puntigliosa, in grado di capovolgere e sconvolgere la cronologia degli eventi tra passato e futuro con personaggi simili che sembrano confondere e sostituirsi in maniera macabra e bizzarra. Oddity è tutt'altro che azione, ma un brivido e una sensazione di chi riesce a dipanare un horror psicologico possedendone i mezzi e le competenze senza concedere mai al pubblico quello che si aspetta e vorrebbe ma lasciando la punizione soprannaturale come unico giudice finale

Boys- Season 4


Titolo: Boys- Season 4
Regia: AA,VV
Anno: 2024
Paese: Usa
Stagione: 4
Episodi: 8
Giudizio: 3/5

Dopo aver fallito nell'eliminare Patriota con l'aiuto di Soldatino, ai nostri ragazzi viene ordinato dalla CIA nonché dal prossimo Presidente degli Stati Uniti di uccidere il più presto possibile Victoria Neuman, vicepresidente eletta e figura chiave di un terrificante piano che la Vought sta architettando con un nuovo e temibile alleato, Sister Sage. Nel frattempo, Butcher fatica prevedibilmente ad accettare la sua morte imminente a causa del tumore che infesta il suo cervello e Patriota cerca di comprendere una dimensione a lui particolarmente estranea, quella di genitore nei confronti di Ryan.
 
La penultima stagione. Boys è la tipica serie che tutti vogliono e da cui dipendono per poi sviscerarla anatomicamente per cercare crepe e anomalie. Resta sempre e di fatto una serie potentissima, politicamente scorretta, pulp, splatter, con torture e scene di sesso sfacciate, volgarità di ogni tipo e persone che muoiono nel modo più crudele possibile.
Analizzando bene la stagione di sicuro ci sono diverse scene che non vengono spiegate, ribaltamenti che accadono perchè devono succedere. Giusto un paio di esempi..in un episodio non si sa come Butcher riesce a rapire uno del gruppo dei cattivi per poi minacciarlo di creare il composto V senza che nessuno se ne renda conto ed è impossibile contando che erano tutti assieme quando tale rapimento è avenuto. In un altro episodio il padre di Hughie sembra riprendersi grazie al composto V e stermina quasi un'intera ala di un ospedale senza che poi succeda nulla.
Ma ci sono altri momenti come questi tuttavia il ritmo è sempre serrato al punto giusto. Ci sono le new entry che seppur ci mettono un pò ad ingranare poi funzionano. Si percepisce una fondamentale staticità dei protagonisti e delle loro sotto trame facendo pochi progressi nonostante il tema di quest'annata fosse proprio il cambiamento. La staticità o meglio il compromesso più grande che sembra sempre più difficile da accettare e ora che Patriota e i suoi sanno chi sono i Boys di Butcher, è assurdo che non vogliano farli fuori o che si facciano scrupoli a livello d'immagine o politico dopo tutto quello che hanno combinato. Eppure è quello che succede per gran parte della stagione, coi nostri che riescono sempre a scampare per un pelo ad ogni agguato o aggressione grazie al potere meta narrativo della "plot armor": non possono morire perché lo show non può fermarsi. Sembra voler ribadire come è importante avere una nemesi ma allo stesso tempo si rimane costantemente passivi quando arrivano i clamorosi colpi di scena.

Ministry of Ungentlemanly Warfare


Titolo: Ministry of Ungentlemanly Warfare
Regia: Guy Ritchie
Anno: 2024
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

L'esercito britannico recluta un piccolo gruppo di soldati altamente qualificati per colpire le forze naziste dietro le linee nemiche durante la seconda guerra mondiale
 
L'episodio storico in questione non è stato reso pubblico da molto. Un fatto che ha sicuramente avuto grande risalto e prestigio contando che l'intera faccenda sembrava proprio per assurdo la sceneggiatura di un film. E Ritchie non ha saputo farsi sfuggire questa possibilità regalando un ottimo film impreziosito da fatti reali, sicuramente esagerati per il genere ma che come sempre risulta un cinema d'azione che ha qualcosa da dire promuovendo uno sforzo intellettuale da parte dello spettatore e regalando scene di forte impatto grazie anche ad un cast memorabile.
Sono tanti i momenti di puro e vero cinema in quest'altra grande impresa con maestranze, location e un grande schieramento di mezzi tali da renderlo un war-movie impattante alla INGLORIOUS BASTARD tanto per dire, riprendendo la storia e modificandola a dovere.
Come sempre il cinema di Ritchie non manca di umorismo, sadismo, scene di tortura, momenti di pura azione corpo a corpo, femme fatale e antagonisti privi di ogni morale e scrupolo in grado di arrivare a tutto per raggiungere i propri scopi. L'autore dimostra dopo qualche film non proprio andato a segno di tornare in auge con una pellicola tra le migliori della sua intera filmografia che spero dimostri come ancora una volta il talento dell'outsider inglese non può essere messo in discussione quando tratta il suo genere preferito

Finalmente l'alba


Titolo: Finalmente l'alba
Regia: Saverio Costanzo
Anno: 2023
Paese: Italia
Giudizio: 4/5

Roma, anni Cinquanta. La diciottenne Mimosa si reca a Cinecittà con la sorella per partecipare ai provini delle comparse di un kolossal americano girato all'epoca della Hollywood sul Tevere, e a sorpresa viene scelta per un ruolo minore. La star del film, Josephine Esperanto, prende a cuore l'innocenza della ragazza e la sua estraneità a quel mondo di finzione, e trascina Mimosa con sé in una notte brava attraverso i luoghi della "dolce vita" romana, fra attori hollywoodiani e faccendieri che ronzano attorno al microcosmo del cinema. La ragazza viene catapultata suo malgrado, ma non senza momenti di euforia, in un universo privo di regole (e di scrupoli) animato da narcisismi e rivalità, ma anche da una fame di vita che vede nella nuova arrivata una fonte di linfa vitale. Arriverà l'alba a concludere questa rocambolesca avventura notturna?
 
Finalmente l'alba è un commovente ritorno al passato per un film citazionista che nella sua desamina riesce a imbastire un percorso di formazione molto misurato della sua protagonista e allo stesso tempo restituire il fascino di un'epoca. Passando attraverso film, ricostruzioni, scene indimenticabili, provini, Cinecittà, l'ultimo film di Costanzo deve essere davvero costato molto visto anche il casting internazionale. Ma ne è valsa davvero la pena perchè nella sua importante durata riesce ad essere un fil rouge trattando una vasta mole di temi e inquadrando tanti personaggi così diversi e caratterizzati e interpretati magnificamente.
"Mi piace pensare che Finalmente l’alba sia un film sul riscatto dei semplici, degli ingenui, di chi è ancora capace di guardare il mondo con stupore." Saverio Costanzo
Finalmente l'alba inizia quasi come un sogno per poi trasformarsi in una storia d'amore che assumerà sembianze tremende fatte di accordi e interessi in quella parte nella villa per poi ritornare l'alba, di chi, appunto una ragazza semplice, è riuscita con le proprie forze a fuggire da un circolo perverso grazie alla sua ostinazione e consapevolezza. Alla fine il silenzio vale più di mille parole sembra dire il personaggio di Mimosa in una metafora finale che inquadra perfettamente la natura di chi è ancora capace di vedere il mondo con stupore.

Confidenza


Titolo: Confidenza
Regia: Daniele Luchetti
Anno: 2024
Paese: Italia
Giudizio: 4/5

Pietro, professore di liceo amato dai suoi studenti, trova l'amore, nel senso pieno del termine, con Teresa, un'ex studentessa. Da quando lei gli propone di confidarsi reciprocamente un segreto mai rivelato a nessuno le cose cambieranno profondamente. Diventeranno entrambi famosi ma la consapevolezza di ciò che Teresa sa e che potrebbe rivelare perseguiterà Pietro.
 
Confidenza è un dramma complesso scritto molto bene senza facili sensazionalismi o cadute di tono. E' un film molto morigerato e controllato che riesce a togliersi di dosso stereotipi e meccanismi narrativi a volte ridondanti o superflui per impattare con una storia di segreti e non detti su due personaggi caratterizzati molto bene. C'è tanto amore e tanta sofferenza. C'è un finale pesantissimo che sembra portare alla massima vergogna e senso di colpa uno dei personaggi facendogli precipitare tutti i non detti in un unico momento ben preciso, forse quello che tutti vorrebbero evitare nel corso della loro vita.
Lucchetti, Starnone e Germano tirano le somme per un film davvero molto misurato, teso e con tante sfumature sui compromessi e sulle modalità con cui agiscono i personaggi scegliendo o prediligendo quasi sempre la strada più complessa.
Davvero un bel modo di fare cinema e di esprimere alcuni eventi così reali nella maniera più iconica possibile

Well


Titolo: Well
Regia: Federico Zampaglione
Anno: 2023
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

1993. La giovane restauratrice americana Lisa Gray arriva in un paesino italiano con il compito di restaurare un antico dipinto nella villa della duchessa Emma Fosca Malvisi. Il dipinto, opera di un pittore di nome Arcano, risale al 1493 ed è completamente annerito come conseguenza di un fuoco che fortunatamente non l'ha bruciato, rendendone così quantomeno possibile il recupero. Lisa ha solo due settimane di tempo per svolgere il suo lavoro, con una forte penalità a livello economico qualora non ci riuscisse. La restauratrice fa la conoscenza di Giulia, la figlia tredicenne della duchessa e la trova scontrosa e reticente, come se qualcosa la turbasse. Nel frattempo, tre persone con cui Lisa aveva fatto amicizia vengono catturate e rinchiuse in celle sotterranee disposte intorno a un antico pozzo, sorvegliate da un energumeno dalle pessime intenzioni. Lisa procede nel suo lavoro, ma incubi e visioni la turbano, mentre un terribile segreto aleggia intorno a lei.
 
Well è il risultato di una storia abbastanza solida e un impianto collaudato con esperienza di un regista che fino ad ora non mi aveva mai entusiasmato. Questa piccola favola horror e dark invece riesce a propendere per un buon intrattenimento, la storia seppur già annusata ha i suoi elementi originali (tutto sembra dipendere da qualcos'altro come in un girotondo infernale) ci sono elementi delle fiabe dei fratelli Grimm e il cast internazionale risulta peculiare e funzionale per muovere e dare ritmo all'opera. Sicuramente è il film migliore dell'autore, ma anche quello più dichiaratamente di genere, dove i toni splatter e il torture non manca, le scene di sadismo ma anche tutto il contesto che gira in sottofondo (il quadro e i suoi significati) e poi un finale aperto che sinceramente ho molto apprezzato


Dead don't hurt


Titolo: Dead don't hurt
Regia: Viggo Mortensen
Anno: 2023
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

The Dead Don't Hurt, ambientato negli anni Sessanta del XIX secolo, racconta di Vivienne, che inizia una relazione con l'immigrato danese Holger Olsen. Dopo averlo conosciuto a San Francisco, Vivienne accetta di trasferirsi con lui nella sua casa vicino alla tranquilla cittadina di Elk Flats, dove iniziano una vita insieme. La guerra civile però li separa, lasciando Vivienne a cavarsela da sola in un territorio controllato dal potente proprietario di ranch Alfred Jeffries e da suo figlio Weston.

Dead don't hurt è il secondo film alla regia di Mortensen. Apparentemente con le sembianze di un western classico, in realtà il film sembra voler raccontare molto di più. Soprattutto è prima di tutto una grande storia d'amore, di indipendenza, di emancipazione, di vendetta e di una donna alla ricerca della propria autonomia in un mondo misogino dove non è consentito mostrare la propria indole. Seppur lento, il film procede esplorando sempre sentieri e orizzonti diversi, cercando la terra promessa quando non esiste, la casa solitaria in Nevada, cercando sempre di tirare fuori un sorriso quando si avverte una minaccia onnipresente legata proprio al controllo di una certa parte di borghesia ai danni della donna e dei più poveri costretti ad auto imputarsi delle colpe per non far pagare i reali colpevoli. Nel film c'è pochissima azione, centellinata, per renderla più vivida e funzionale come l'incontro finale tra Weston e Holger, così come le angherie subite da Vivienne e lo stesso strano rapporto che si crea e che lega padre e figlio e il percorso di formazione di quest'ultimo orfano di madre. In numerose scene Mortensen deve aver fatto un lavoro artistico ed estetico legato alla fotografia enorme perchè sembra proprio di vedere dei quadri per un artista che tra le sue mille intuizioni è anche un pittore di un certo livello

Out of Darkness


Titolo: Out of Darkness
Regia: Andrew Cumming
Anno: 2023
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 3/5

Un gruppo di sei persone affamate e disperate attraversa a fatica uno stretto di mare per trovare una nuova casa. Ma quando cala la notte, l'aspettativa si trasforma in paura e dubbio quando si rendono conto di non essere sole.
 
Il film ambientato nell'era della pietra è una sorta di survivor movie dove tutta una prima parte di narrazione serve a farci conoscere il nostro gruppetto dove ognuno ha un ruolo e non manca il leader forzuto. Ci mostra una natura selvaggia e inesplorata dove il nomadismo può portare a fare brutti incontri. La parte che più ho apprezzato del film a parte le location e la fotografia è l'aver giocato con lo spettatore per i primi due atti su una falsa pista quando infine scopriamo cosa davvero sembra dare la caccia ai nostri protagonisti. Gli ultimi momenti infatti riescono a trasmettere atmosfera e disagio in maniera accentuata e magnifica, restituendo al film anche una sua precisa presa di posizione per quanto concerne le leggi della sopravvivenza e chi è realmente il nemico quando non ci sono confini e territori ancora da spartire. Dalla tundra alle montagne il viaggio per portare i nostri fuori dalle tenebre in cerca di un riparo trova prima di tutto un nemico e rapporti ostili interni quasi tutti basati sul rapporto di forza per poi passare alla paura primordiale di qualcosa che fino ad allora non si era mai visto e scoperto

Furies-Season 1


Titolo: Furies-Season 1
Regia: AA,VV
Anno: 2024
Paese: Francia
Stagione: 1
Episodi: 8
Giudizio: 2/5

Lyna ha vent'anni, studia all'università, ha un fidanzato poliziotto e una vita apparentemente normale. In realtà è figlia del commercialista della mafia di Parigi e da sempre fa di tutto per stare lontana dalla vita criminale dei genitori. Fino al giorno in cui, mentre festeggia il compleanno, suo padre viene ucciso davanti ai suoi occhi: da quel momento per Lyna comincia una discesa agli inferi che la porterà a scoprire il segreto della sua identità e risalire così alla «Furia», la donna che veglia sulle famiglie mafiose della città e impedisce le guerre tra clan. Lyna rintraccia la Furia, la carismatica e potentissima Selma, e si mette al suo servizio non sapendo bene (o forse sì...) a cosa va incontro.
 
Furies è una gradevole serie di intrattenimento che spero non abbia un seguito. Perchè pur avendo un buon ritmo che và scemando soprattutto negli ultimi pessimi episodi, è un prodotto che alza troppo la posta in ballo inserendo troppo e finendo per essere stucchevole e derivativo. Pur con delle buone intuizioni, il cast, la messa in scena, le location e le maestranze in generale pecca proprio nel voler esagerare in tutti i modi. E' un continuum di alzata di livello partendo dal basso e finendo per far diventare Lyna e la Furia due personaggi complementari che però ormai non sembrano più aver nulla da dire perchè sono state strizzate troppo velocemente con drastici colpi di scena che a volte lasciano l'amaro in bocca. Il vero antagonista, ovvero il padre di Lyna interpretato dal redivivo Mathieu Kassovits è scritto con una velocità tale da renderlo una sagoma e l'ennesimo personaggio scontato e già visto fuori dalle righe. Mi viene da fare un arduo paragone con un'altra mini serie simile sotto certi aspetti per la spensieratezza con cui è stata condotta l'operazione ma con risultato molto più convincente ovvero CONTINENTAL

Chiamavano Trinità


Titolo: Chiamavano Trinità
Regia: Enzo Barboni
Anno: 1970
Paese: Italia
Giudizio: 4/5

Trinità ritrova il fratello lestofante che, sceriffo, sta preparando un furto di cavalli ai danni di un ricco allevatore. Costui, a sua volta, sta tentando con i suoi sgherri di far sloggiare una comunità di mormoni da una zona su cui ha delle mire. Trinità, innamorato di una ragazza mormone, organizza la resistenza dei coloni che non portano armi per scelta religiosa.
 
Terence Hill, Trinità, al netto di tutto possiede una delle più grandi facce da schiaffi della storia del cinema. Quell'aria provocatoria che sembra sempre potersi permettere di prendere in giro tutto e tutti è da antologia. L'operazione muove di nuovo la nostra coppia temeraria in un film che sorprende per quanto poteva rischiare di essere un flop clamoroso contando che il western ormai stava diventando inflazionato e l'idea di avvicinarlo sul genere della commedia caricaturale poteva avere ben altri esiti. Invece vuoi le trovate, l'ironia, la freschezza, il ritmo, le scene epiche d'azione, la soundtrack, gli scontri nei saloon e molto altro ancora hanno dato solidità ad un film che di fatto ha saputo diventare un piccolo cult nella memoria di tanti cinefili.


Continuavano a chiamarlo Trinità


Titolo: Continuavano a chiamarlo Trinità
Regia: Enzo Barboni
Anno: 1971
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

Nuova avventura di Trinità e Bambino, i due fratellastri maestri nei pugni, nell'uso della Colt e nell'imbroglio dei "desperados". Hanno promesso al padre moribondo di smettere di aiutare il prossimo e di fare d'ora in avanti i bravi banditi. Ma non c'è niente da fare: la loro indole è buona. Quando giungono a Tascosa e s'imbattono in un certo José, in apparenza gran gentiluomo, in realtà capo di una banda di contrabbandieri, non resistono alla tentazione di raddrizzare i suoi molti torti, guadagnandosi così la gratitudine dei cittadini e di una banda di attori ambulanti cui hanno più volte salvato la pelle

Così come il precedente, anche questo sequel, stessa formula non si cambia, riprende dopo il successo enorme del primo capitolo. I fatti continuano da dove gli avevamo lasciati è in questo caso contando come l'impianto dovesse rimanere tale, inserendo solo alcuni personaggi e aiutanti in più, il film sembra buttarla più sulla comicità del buddy movie piuttosto che su toni un pò più seriosi da western che il primo garantiva. E' vero che quando si parla di Bud Spencer e Terence Hill spesso il pubblico è diviso tra coloro che apprezzano maggiormente i lor film spaghetti-western e chi invece preferisce altri loro classici perchè di fatto la loro filmografia è una sorta di unicum nel nostro paese e devo dire che non sono di certo tra i suoi fan più sfegatati tant'è che ci ho messo un bel pò di tempo prima di concedermi questo duo di film che andava sicuramente visto per tanti motivi.

Blood (2022)


Titolo: Blood (2022)
Regia: Brad Anderson 
Anno: 2022
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

L'infermiera Jess, recentemente separatasi dal marito, si trasferisce con i due figli nella vecchia casa di campagna in cui è cresciuta. Subito dopo il trasloco, però, il figlio Owen viene morso dal cane di famiglia e sviluppa un'orrenda e misteriosa infezione. La morale di Jess viene messa alla prova nel momento in cui scoprirà che l'unico modo per tenere in vita il figlio ha conseguenze mortali. 

Blood è uno di quei film psicologici e sociali che attraverso la sofferenza e un male incurabile si dipana nell'horror perchè porta una madre a fare di tutto per far sopravvivere il proprio figlio. 
Il problema è che detto questo il film non ingrana mai, non sembra avere una sua anima e gli sforzi sono pressochè nulli o vacui. Manca il vero dramma, manca la spinta che invece porta la madre a fare le scelte più banali e scontate che possiamo aspettarci arrivando a rapire una donna segregandola in cantina per prelevarle il sangue..
Certo non era facile con queste premesse, ma il genere, la formula vampirica e tutto il resto hanno dimostrato di recente come ci sia ancora tanto da dire senza essere mediocri.

Instigators


Titolo: Instigators
Regia: Doug Liman
Anno: 2024
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

L'heist thriller vede protagonisti Matt Damon e Casey Affleck nel ruolo di due partner improbabili: Rory, un padre disperato, e Cobby, un ex detenuto, vengono reclutati per portare a segno una rapina dei guadagni illeciti di un politico corrotto. Quando il colpo va male, i due si ritrovano in un vortice di caos, inseguiti non solo dalla polizia, ma anche da burocrati arretrati e vendicativi boss del crimine. Completamente spaesati, convincono la terapeuta di Rory a unirsi a loro in una fuga avventurosa per le strade della città che li costringe a mettere da parte le loro differenze e lavorare insieme per sfuggire alla cattura o peggio.

L'ennesima porcheria con un budget stratosferico, una parata di star, una sceneggiatura scialba di quelle che prova a far ridere e riflettere sbagliando toni, modi e intuizioni. Un film che annoia e si fa fatica a guardare nonostante Affleck e Damon siano due ottimi attori ma mentre il primo almeno ci prova con qualche guizzo e qualche prova di voler emergere, il secondo proprio sembra ormai appassito completamente. Instigators ha così tanti sotto generi all'interno che si fa fatica a credere che siano stati sbagliati in maniera così sistematica tutti gli obbiettivi e i rituali di passaggio.
Le scene con la terapeuta e i dialoghi sono terribili, come sempre psicologia contro populismo spiccio, le sparatorie o le scene d'azione sono così irreali da sembrare pantomime (l'apice è quando viene mandato il killer con la fidanzata a giustiziare i nostri due protagonisti) personaggi come Ron Perlman e Toby Jones sono semplicemente macchiette per non parlare del tremendo ruolo affidato a Ving Rhames in questa sorta di agente completamente fuori posto. Instigators è così, una pallottola impazzita che cambia minuto dopo minuto lasciandoti solo dubbi, inconcretezza e perplessità su cosa stessero pensando gli sceneggiatori durante la scrittura. Doug Liman continua a girare come un shooter senza mai dare anima ai suoi film incapace di comprenderne intenti e obbiettivi.

Lake


Titolo: Lake
Regia: Lee Thongkham, Aqing Xu
Anno: 2023
Paese: Thailandia
Giudizio: 2/5

Un bambino ha trovato uno strano uovo, finché non si è reso conto che si trattava di un uovo mostruoso. È emerso dal lag pere uccidere tutti in tutta la città.

Il lavoro più imponente è stato fatto per la locandina. Furba e studiata ad hoc per attirare i gonzi amanti di monster-movie come me. E' da parte mia mantenevo anche delle aspettative medio alte senza sapere quale fosse il budget e le ambizioni dei registi. Speravo in un nuovo Kaiju sempre orientale ma con folklore e specificità diverse. The Lake è una trashata clamorosa. Quando non si hanno mezzi e risorse bisognerebbe studiare invenzioni a tavolino senza voler esagerare scombinando film, ambizioni, intenti, verosimiglianza e un minimo di coerenza. Qui c'è scatteria ad alti livelli in una sceneggiatura confusa, un mostro che cresce ma allo stesso tempo c'è ne sempre un altro vicino a lui. La scena in cui è in una fase di crescita ma che per ora è alla stessa altezza degli umani e attacca un gruppo di contadini nelle risaie e da b-movie dove il costume in gomma e gli effetti sono così brutti che la mdp cerca come può di nascondere ogni particolare indegno.
Quando il mostro veleggia sopra la città e crea il caos andando peraltro dietro al cuccioletto rapito riesce ad essere quasi credibile se non altro perchè in quel caso gli effetti in cg sono stati creati dopo e non c'è infatti coerenza e attinenza con i personaggi. La recitazione è tremenda, alcune scelte di sceneggiatura non hanno proprio senso come il detective che si porta dietro la figlia che non va bene a scuola senza rendersi conto che la sta quasi condannando. Ma così come le solite scene dove il pescatore abbocca qualcosa di più grande di lui, la scena con la creatura fuori e i nostri dentro il furgone fa tanto T-Rex giurassico di bassissima lega. Mi spiace perchè probabilmente gli intenti volevano essere altri ma il film a tratti è veramente insostenibile soprattutto quando il montaggio passa dal mostro che prova a fare cose a momenti di dramma familiare becero e scontato

venerdì 6 settembre 2024

Freak Orlando


Titolo: Freak Orlando
Regia: Ulrike Ottinger
Anno: 1981
Paese: Germania
Giudizio: 4/5

La storia del mondo delle origini divisa in cinque capitoli e rivisitata in chiave artistica

Tra i film più strani, ambiziosi, weird, cult, potenti e con una narrazione al di fuori di ogni schema logico per come molti spettatori potrebbero comprenderlo risiede in prima fila Freak Orlando.
Un film maturo, assurdo, pieno di contaminazioni, di generi che si amalgamano, di riflessioni socio-politiche e di metafore sui valori della società. Un'opera surreale e sperimentale, un'orgia di immagini kitsch e bellissime allo stesso tempo, in una dimensione atemporale giocata molto sull'eccesso grottesco e surreale dove nel finale abbiamo anche una sorta di gara intesa a sostenere le pari opportunità e il genere queer e molto altro ancora.
Ulrike Ottinger è una prolifica pittrice e regista tedesca la quale, ispirandosi al romanzo di Virginia Wolf “Orlando”, ha prodotto il proprio progetto più ambizioso, ovvero mettere in scena una sorta di storia del mondo dalle origini ai nostri giorni, senza però tralasciare gli aspetti più cupi dell’evoluzione, cioè gli errori, l’incompetenza, la sete di potere, la paura, la follia, la crudeltà del genere umano. La storia è divisa in cinque capitoli e il cast è quasi interamente popolato da freaks autentici, a volte manipolati anche con protesi e trucco. Nani, donne-albero, profeti con due teste, gemelli siamesi si muovono tra boschi di ispirazione favolistica e moderni centri commerciali, presentando una visione della nostra realtà rappresentata come se fosse la messa in scena di un gigantesco baraccone.


Humane


Titolo: Humane
Regia: Caitlin Cronemberg
Anno: 2024
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Sulla scia di un collasso ambientale che costringe l'umanità a eliminare il 20% della sua popolazione, una cena di famiglia scoppia nel caos quando il piano di un padre di arruolarsi nel nuovo programma di eutanasia del governo va storto.
 
Humane è una commedia grottesca distopica giocata su elementi di fragilità sociale e molto altro ancora. Lei è la figlia del maestro, sembrano una famiglia di artisti molto affiatati e questo è il suo esordio. Complimenti davvero, il film parte da uno dei tanti temi della scifi legato ormai alla sovrapopolazione e come si debba in un qualche modo affrontare questo inghippo.
Però poi Caitlin gira praticamente tutto all'interno di quattro mura domestiche su chi debba realmente ergersi come capro espiatorio e da lì tutta la meschinità che può toccare la fratellanza in termini di sopravvivenza ed eredità. Humane si prende molto sul serio però sa regalare anche dei toni da commedia che seppur cupi lasciano intravedere sprazzi di umanità come capita ad esempio per il personaggio di Bob questa sorta di impiegato per la sua azienda privata e i dialoghi con i figli della casata York.

Barking dogs never bite


Titolo: Barking dogs never bite
Regia: Bong Joon-ho
Anno: 2000
Paese: Corea del Sud
Giudizio: 4/5

Yun-ju è un nullafacente che non ha i soldi per corrompere il suo preside e diventare professore; frustrato, si sfoga con i cani del vicinato, cercando goffamente di eliminarli. Di contro Hyun-nam, giovane svampita ma di buon cuore, decide di indagare per scovare il rapitore di cani.
 
Bong Joon-ho ai suoi esordi prima di diventare un'icona del cinema di genere asiatico e internazionale. Qui abbiamo una commedia grottesca davvero squisita come poteva esserlo KEEP COOL di Zhang Yimou prima che facesse il salto anche lui. Abbiamo una sorta di indagine ma che di poliziesco sembra aver poco ma di dinamiche sociali e popolari molte. Vediamo come sempre questi edifici dove sembrano abitarci centinaia e centinaia di persone, alcuni nuclei, alcuni assolutamente assenti, altri che girovagano senza un vero e proprio scopo e poi un labirinto di scantinati dove si possono incontrare le persone più bizzarre. Il film nasce come una satira del racconto ottocentesco Il cane delle Fiandre della scrittrice inglese Ouida, molto popolare nel sud est asiatico, che Bong decompone e ricompone, trasferendolo nella periferia di Seoul. Come sempre in queste commedie nere il paradosso sembra essere sempre l'incidente scatenante che porta la gente ha interpretare male alcuni attegiamenti e da lì far partire altri incidenti che in un qualche modo impatterranno tra di loro nella maniera più assurda
La scala sociale, sembra dirci Bong, si è rotta e per risalirla ci sono solo due possibilità: la corruzione o il successo effimero che solo la tv può dare.
E alla fine, a pagare per tutti, sono davvero gli ultimi, quelli senza possibilità e dignità.