Titolo: Vampire girl vs. Frankenstein
Girl
Regia: Naoyuki Tomomatsu, Yoshihiro
Nishimura
Anno: 2009
Paese: Giappone
Giudizio: 3/5
In un tragico triangolo amoroso,
Monami/Vampire Girl dà a Mizushima per San Valentino un cioccolatino
ripieno del suo stesso sangue, trasformandolo così in un immortale.
Il terzo lato del tiangolo è Keiko, che vuole Mizushima tutto per
sé. Ne deriva quindi un combattimento, ma quando Keiko muore
inavvertitamente cadendo dal tetto, suo padre Kubuki scienziato pazzo
la riporta in vita mettendole alcune parti del corpo di suoi compagni
di scuola che le permetteranno di sconfiggere Monami in una battaglia
all'ultimo sangue.
Tomomatsu è stato uno dei padri del
"Nihozombie" e dello "Dnotomista" di fatto due
sotto generi che avevano il preciso scopo di sovvertire le regole
sfatando il taboo del lecito/proibito.
Sotto generi sicuramente più
interessanti rispetto ai prodotti "Guinea Pig" che invece
rappresentano esperimenti estremi di puro torture porn con accenni
sul fenomeno dello snuff movie.
"Dnotomista" a cui questo
film fa riferimento nato proprio da "Notomista" quella
particolare attitudine allo smembramento dei corpi umani per veder la
compositura interna di essi.
I film sono quasi tutti nipponici e
vedono al timone alcuni registi mica da ridere con una loro personale
e malata matrice d'identificazione.
Nishimura che firma il film assieme al
sopra citato usciva dalle fila degli amanti dello splatter nipponico,
un mestierante che al contempo era un visionario effettista con la
fama di essere tra i più esperti macellai del settore (MEATBALL
MACHINE ad esempio)
Al di là della strizzatina d'occhio
sul nome della pellicola (che c'entra davvero poco) della sapiente
mano di grafici esperti per rendere le locandine il più ghiotte
possibili, il film ha una trama indefinib
ile, presa da un manga che dicono in
patria abbia riscosso un certo successo, così come parte dello
svolgimento e delle intenzioni dei protagonisti.
Un film con un'anima demenziale e
surrealista che non riesce mai a rivelare il suo scopo o meglio
l'intento del film apprezzandone gli sforzi e la voglia di
distruggere ogni confine cinematografico. Sembra una confusa
mattanza, una macelleria messicana tutta ritoccata al computer con i
soliti protagonisti che sembrano camminare su una passerella di moda
piuttosto che in uno scenario apocalittico dove ancora una volta
l'esagerazione, che spesso ha portato a risultati più che ottimi,
lascia il passo a qualcosa di irrisolto, uno spettacolo di luci e
secchiate di sangue che sembra ogni volta ricominciare da capo
risultando inconcludente e soprattutto irrisolto.