lunedì 5 ottobre 2015

Southpaw

Titolo: Southpaw
Regia: Antoine Fuqua
Anno: 2015
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

Detroit ai giorni nostri. Billy "The Great" Hope è un campione di boxe. E' un "southpaw", un pugile mancino, dallo stile aggressivo e brutale. E' all'apice della sua carriera, ha una moglie che adora, Maureen, e una figlia piccola. L'incontro con il suo rivale Miguel "Magic" Canto cambierà la sua vita per sempre. Durante una violenta rissa Maureen viene uccisa e da quel momento l'esistenza di Billy è sconvolta: la sua carriera è finita, la figlia è affidata ai servizi sociali. Billy deve ricominciare dal nulla, con l'aiuto e gli insegnamenti del vecchio pugile Tick. Giorno dopo giorno inizia la dura risalita...

Ormai Hollywood dovrebbe capire che la boxe è stata ampiamente abusata. I film non si contano più per quanti ne vengono continuamente vomitati così come i temi e le sotto-trame sull'argomento.
Ecco Southpaw sembra impegnarsi a cercare di non fare mai quello sforzo di trama e sceneggiatura che ci si poteva aspettare. Non sfrutta la bravura del cast, incasellandolo in caratterizzazioni stereotipate e dalla seconda metà in avanti diventa pure noioso.
A mio malgrado lo script è stato pure affidato a Kurl Sutter autore di una saga che ho molto apprezzato come SONS OF ANARCHY, qui invece si notano svariati limiti.
Dalle stelle alle stalle e ritorno, però in questo caso, se la musa e ancora ispiratrice del pugile era la moglie, dopo l'incidente scatenante diventa proprio il limite invalicabile del film.
Fuqua forse è più specializzato in scene d'azione (anche se un pò esageratamente), mentre qui è tutto una mosceria e un appiattimento. Whitaker anche lui non viene sfruttato a dovere e 50 cent conferma di non essere un attore e peraltro molto fastidioso sempre in ruoli da boss o pappone.

Le parti con la figlia in e out dal tribunale sono palesemente fessacchiotte e Billy che collassa ubriaco nella sua villa e va a sbattere volontariamente con le macchine di lusso contro gli alberi la dicono lunga sulla pochezza di idee e la banalità sconcertante per coprire i buchi nel film.

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