Un brillante scienziato è impegnato nella ricerca di una nuova pelle sintetica. Un gruppo di criminali penetra nel suo laboratorio mandandolo in fiamme. Sopravvissuto, ma sfigurato orribilmente, l'uomo medita la vendetta ed assume una nuova identità proprio grazie alle sue scoperte scientifiche.
Visto con incredibile ritardo, Darkman di Raimi conferma un prototipo di cinema di genere e di idee assolutamente ibridi e sperimentali, tradotto ancora una volta con la parola grande cinema.
Eh sì perchè mentre tutti a loro modo avevano la possibilità di fare BATMAN o DICK TRACY al nostro non davano nemmeno i diritti di Shadow, l'uomo ombra, un pre-supereroe nato sulle riviste pulp degli anni ’30 universalmente riconosciuto come una delle fonti di ispirazione per Batman.
E allora il nostro cosa fa, ne inventa uno ancora più peculiare. Prendendo dal FANTASMA DELL'OPERA, ELEPHANT MAN, GOBBO DI NOTRE DAME, UOMO INVISIBILE e infine per come viene massacrato mi ha ricordato ROBOCOP, Raimi da sempre outsider di una certa idea di cinema crea il suo anti eroe. Perchè la cosa veramente figa è che Darkman è un egoista che pensa solo alla scienza e alla moglie, non gli interessa minimamente salvare la città o difenderla dai deboli se non gli sbruffoni come il giostraio in una scena madre del film. Darkman assorbe tanti stilemi e gli infila in una stampante facendone uscire un quadro della pop art degli anni novanta dove non mancano inoltre tematiche preminenti come il doppio, la paura della deformità, l'amore per l'oscurità, la bella e la bestia, il carattere irreversibile di un'azione malvagia: suggestioni classiche interpretate attraverso uno stile visivo peculiare senza disdegnare la violenza grafica e tocchi di umorismo nero
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