Titolo: Knives out
Regia: Rian Johnson
Anno: 2019
Paese: Usa
Giudizio: 4/5
Harlan Thrombey, romanziere, editore e carismatico
patriarca di una bizzarra famiglia allargata, è morto. Scoperto dalla giovane
cameriera Marta la mattina dopo un'imponente festa di compleanno per i suoi 85
anni, il cadavere eccellente ha la gola tagliata ma sembra essere il frutto di
un suicidio. La lussuosa villa di campagna di Thrombey vede l'arrivo di due
ispettori di polizia, dell'investigatore privato Benoit Blanc, e dei familiari
del ricco imprenditore, guidati dai figli Linda e Walter e dalla nuora Joni.
Con un'eredità che fa gola a ognuno di loro, e con un'indagine che gratta sotto
la superficie degli eventi, la costernazione lascia velocemente il posto al
sotterfugio e al pregiudizio.
Knives Out è un altro di quei film che sotto sotto avevo
paura che a lungo andare fosse deboluccio, non lo so forse le ambizioni, il
cast stellare, il giallo che agli americani quando hanno troppi soldi non viene
così bene e altri motivi tra cui Johnson che passa da un universo all’altro ma
che qui diciamolo non ha sbagliato una virgola.
Il detective movie in questione è un film che guarderò
sicuramente molte altre volte vuoi perché ha qualcosa di decisamente ipnotico,
vuoi perché ha una struttura e una sceneggiatura finalmente perfetta per un
giallo e poi con continui ribaltamenti di struttura, attori caratterizzati
benissimo, colpi di scena a profusione, un climax finale perfetto e una messa
in scena di rara bellezza.
Mi sono davvero divertito, facevo le mie puntate, pensavo
qualcosa che poi cambiava quando meno me lo aspettavo, insomma nei suoi 130’
non stacchi la testa un solo momento e la scelta funzionale del cast con un
Craig che ancora una volta dimostra di non essere solo un fisic du role, ma un
attore dotato di un pathos e di una sensibilità che dimostra e mette al
servizio di questo controcorrente ispettore privato.
Knives out è pieno di situazioni, momenti
indimenticabili, dialoghi perfetti, recitazioni mai sopra le righe (Evans è al
limite) diventando ironico e divertente, ma anche un thriller dove il peso
dell’eredità darà modo alla parentela di tirare fuori le unghie e quant’altro
pur di appropriarsi sui beni di un romanziere che è riuscito semplicemente a
fare quello che voleva prendendosi in un certo senso gioco di tutti.
Whodunit, gialli come questo era da tempo che non
venivano a galla riuscendo a dimostrare come mettere insieme così tanti attori
e dare ad ognuno il proprio momento in cui brillare non era affatto semplice
soprattutto contando che Johnson non è l’Altman di GOSFORD PARK ma il paragone
potrebbe, in questo unicum, tranquillamente starci. Davvero chapeau!
Nessun commento:
Posta un commento