Titolo: Addiction
Regia: Abel Ferrara
Anno: 1994
Paese: Usa
Giudizio: 4/5
New York. Kathleen studia filosofia
morale, materia che le offre spunto per porsi continuamente problemi
ai quali non trova risposte soddisfacenti. Una sera, tornando a casa,
viene aggredita da una donna-vampiro che la porta in un vicolo e le
succhia il sangue. Da quel momento Kathleen non è più la stessa, si
sente in preda a una sete inarrestabile e il virus del vampirismo sta
entrando nel suo corpo. Dopo aver assalito una serie di vittime, la
ragazza entra in contatto con Peina, un altro vampiro che le insegna
come vivere anche stando in astinenza. Con il passare del tempo,
Kathleen sembra essere tornata a una vita normale, ma in occasione
della sua festa di laurea il vampirismo riprende il sopravvento...
Abel Ferrara è un regista che non ha
bisogno di presentazioni così come Christopher Walken e Lili Taylor.
Il film dell'autore americano riesce a
districarsi dal solito genere vampiresco improntato sull'action, ma
prende una strada diversa, sempre ponendo al centro come location
l'incubo metropolitano, ma cercando di allargare la metafora (sulla
diversità) e studiarne i contenuti come un fatto sociale, un
esperimento quasi antropologico sulla società americana.
Il viaggio di Kathleen è il viaggio di
tutti noi verso qualcosa che affascina e al contempo spaventa.
Un bisogno di metamorfosi interna che
fa sì che Kathleen entri in contatto con un'altra realtà, forse
quella che in fondo ha sempre cercato e temuto allo stesso tempo. A
livello tecnico c'è da dire che la scelta della fotografia in b/n si
è rivelata funzionale per dare forma e ombre ai personaggi e alle
suggestioni caricandole ancor più di significato e lasciando
presagire paure e luoghi sconosciuti.
Il martirio e la dipendenza da sangue
diventano ad un certo punto, dal secondo atto in avanti, un viaggio
per la sopravvivenza e l'indagine interiore dove si cerca di andare
avanti tra nervi scoperti, sangue e sofferenza fisica e morale.
Forse è il film dell'autore che più
di tutti esplora l'essenza del dolore qui codificata ad hoc
scegliendo una materia come quella dei vampiri, affascinante proprio
perchè credendo di essere al di sopra dell'uomo, porta a riflessioni
importanti soprattutto nel finale circa il concetto di immortalità e
sopravvivenza.
Nessun commento:
Posta un commento