lunedì 3 giugno 2019

Yattaman


Titolo: Yattaman
Regia: Miike Takashi
Anno: 2009
Paese: Giappone
Giudizio: 4/5

Yattaman 1 e Yattaman 2, quando non sono in officina a fabbricare Mecha come il prodigioso Yatta Can, sono in giro a salvare il mondo dalle mire malvagie dei servitori di Dokrobei, la bellissima Miss Dronio e i suoi due lacché, Boyakki e Tonzula. In ballo c'è il ritrovamento della Pietra Dokrostone, capace di regalare un potere immenso al suo possessore: nelle mani sbagliate comporterebbe la fine del mondo così come lo conosciamo.

Yattaman è stato un progetto ambizioso e complesso che ci ha messo tre anni prima di venire alla luce. Parlando del maestro e di come riesca a ritagliarsi una sua idea e politica di cinema in qualsiasi genere in cui graviti è una prerogativa e una peculiarità che hanno solo lui ed altri folli colleghi come Sion Sono e Tsukamoto solo per fare due nomi, ma per fortuna almeno in Oriente la lista è lunga.
Riuscire a dare vita ad un live action originale senza perdere la visionarietà, ma anzi allargandola e adattandola ad un target diverso e senza farla diventare una pattumiera trash come ultimamente è successo per Tiger Mask non era semplice.
Si ride, l'azione è folle e mai macchinosa, i personaggi sono caricature al limite rendendo spassosi i dialoghi e le slapsticks. I combattimenti poi e gli inseguimenti sono curati molto bene, riuscendo a cercare di essere all'altezza senza mai sfociare nel ridicolo e infine la fruizione e come sempre relegata ad un target che unisce bambini e adulti.
Yattaman proprio per gli argomenti di cui tratta, un cartone animato, pareva un'operazione folle.
Ed è proprio in progetti come questi che si vede l'autorialità e l'esperienza. Sembra più facile girare un kolossal ad ampio budget dove le regole da aderire sono sempre le stesse, piuttosto che mettere mano su, ripeto, un'operazione folle come il film in questione.
Miike ancora una volta ci è riuscito alla faccia di tutti gli apocalittici e i critici che aspettano un passo falso dell'outsider nipponico. Ancora una volta chapeau!



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