domenica 20 dicembre 2015

Deephan

Titolo: Deephan
Regia: Jacques Audiard
Anno: 2015
Paese: Francia
Giudizio: 4/5

Dheepan deve fuggire dalla guerra civile dello Sri Lanka e per farlo si associa con una donna e una bambina. I tre si fingono una famiglia e riescono così a scappare e rifugiarsi nella periferia di Parigi. Anche se non parlano francese nè hanno contatti. Trovati due lavori molto semplici (guardiano tuttofare e badante) i due scopriranno la vita da periferia, le bande e le regole criminali che vigono nel posto che abitano. Quando arriverà inevitabile lo scoppio della violenza e degli spari occorrerà prendere una decisione, se rimanere insieme o separarsi.

I drammi che narrano vicende legate ai migranti, la loro integrazione e le storie circa il loro percorso personale non sono molte.
In particolare quelle legate alle tigri dello Sri Lanka, guerriglieri che combattono per la liberazione dei Tamil, e la loro tormentatissima storia.
Deephan è un film tipicamente francese in tutto e per tutto.
Audiard è un regista molto importante che sa sicuramente come sposare e mescolare bene tutta una nutrita serie di elementi. Il punto di forza del suo ultimo film vincitore a Cannes nel 2014, è quello di esaminare un microcosmo, allargarlo alle banlieu parigine e infine dare una svolta (forse un po troppo esagerata) senza mai cadere nella prevedibilità delle scelte narrative.
La contaminazione arriva proprio dai generi, partendo come un film sul sociale ma senza essere canonizzato a tutti gli effetti, per poi diventare un dramma con un finale d'azione che forse non ci si aspettava (nel bene e nel male). Il dualismo amore/violenza ritorna feroce, mai scontato ma disperato, come capitava anche per IL PROFETA.
Funziona meglio nella prima parte, soprattutto quando esamina il percorso e le fragilità del nucleo familiare improvvisato. Pur essendo un amante dell'action, ho trovato davvero esagerato il finale con la vendetta di Deephan che sembra a metà tra il GIUSTIZIERE DELLA NOTTE e DRIVE, e soprattutto nell'epilogo che sembra voler riportare ad una tranquillità troppo inverosimile.
Nonostante questi dubbi e il fatto di essersi fatto prendere la mano, Deephan dalla sua ha una messa in scena impeccabile, un manipolo di attori sconosciuti e funzionali, un ritmo straordinario oltre che essere radicato al reale con una complessità e dei sentimenti di fondo e negli intenti molto intensi.

E' in più in moltissime scene da un quadro perfetto della quotidianità dei clandestini e la loro lotta per la vita e la sopravvivenza.

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